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Italia delle Regioni

L'Italia delle Regioni chiude il sipario: il discorso di Brugnaro

Al Teatro La Fenice si conclude la tre giorni dedicata al dialogo istituzionale tra territori e governo

Il sipario del Teatro La Fenice si è alzato questa mattina sull’atto finale del Festival L’Italia delle Regioni, la tre giorni dedicata al confronto tra i rappresentanti del governo centrale e delle autonomie territoriali. Un luogo simbolico e carico di significato, che ha accolto ministri, presidenti di regione e alte cariche istituzionali per chiudere in grande stile un evento all’insegna dell’ascolto, della coesione e della visione condivisa sul futuro del Paese.

A fare gli onori di casa, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha aperto i lavori con un discorso carico di simboli e visioni. Presenti in sala, tra gli altri, i ministri Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica), Matteo Piantedosi (Interno) e Paolo Zangrillo (Pubblica Amministrazione), insieme ai governatori delle Regioni e delle Province autonome. È intervenuto in videocollegamento anche Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea.

“Un caloroso benvenuto al Teatro La Fenice – ha esordito Brugnaro – non è solo uno dei teatri più belli al mondo, ma anche il luogo da cui l’Italia, ogni primo gennaio, riceve l’augurio di buon anno attraverso la grande tradizione lirica, patrimonio dell’umanità”.

Nel suo intervento, il sindaco ha richiamato l’immagine della gondola veneziana per parlare di collaborazione tra istituzioni: “Ogni suo elemento ha una funzione precisa. È frutto di una sinergia tra saperi e mani diverse. È la metafora perfetta di come dovrebbero lavorare le Istituzioni: ognuna con il proprio ruolo, ma unite da un progetto comune”.

Un progetto che punta a un’Italia forte nella sua pluralità e capace di affrontare con coraggio le sfide globali. Tra queste, il tema della pace, su cui Brugnaro ha espresso una posizione chiara: “Le città non negoziano trattati, ma costruiscono pace. Venezia, con la sua storia di dialogo e apertura, vuole essere ponte, non muro. Lo ribadiamo pensando all’Ucraina, a Israele e Palestina: l’unico orizzonte possibile è quello di due popoli, due stati, in pace e sicurezza reciproca”.

Lo sguardo si è poi rivolto a Venezia stessa, alla sua fragilità e al suo ruolo come laboratorio di innovazione. In un passaggio ispirato alla Biennale Architettura recentemente inaugurata, Brugnaro ha lanciato una provocazione: “Da secoli ci si chiede come salvare Venezia. Ma se fosse Venezia a offrire oggi una ricetta per salvare l’uomo, il clima, le città?”.

Il sindaco ha elencato i progetti in atto: dal MOSE alla mobilità a idrogeno, dalla sostenibilità ambientale alla formazione universitaria, fino allo sviluppo di aziende hi-tech nel settore medicale. “Il compito della politica – ha concluso – è dare speranza. Quella stessa speranza che vedo negli occhi dei bambini e dei ragazzi. È per loro che dobbiamo lavorare insieme, con coraggio e unità”.

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