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Il caso
05.05.2025 - 08:29
Una visita didattica organizzata da un asilo parrocchiale ha acceso il dibattito politico e sociale in Veneto. Alcuni bambini della scuola Santa Maria delle Vittorie di Ponte della Priula, accompagnati dalle maestre, hanno visitato a fine aprile il centro islamico di Susegana, dove — come testimoniato da una foto diffusa online — sono stati invitati a inginocchiarsi rivolti verso la Mecca, pregando insieme all’imam.
L’intenzione, secondo la scuola, era quella di promuovere il dialogo interreligioso. Sui propri canali social, l’istituto ha definito l’esperienza “emozionante e formativa”, raccontando l’accoglienza ricevuta, la spiegazione dei principi dell’Islam da parte dell’imam e lo spirito di pace che ha animato l’incontro.
Ma la reazione del mondo politico è stata immediata e trasversale. Alberto Villanova, capogruppo regionale della Lega, ha parlato di “immagini che fanno gelare il sangue nelle vene”, criticando duramente l’iniziativa. Più moderata ma comunque perplessa anche la posizione del Partito Democratico trevigiano, con il segretario provinciale Giovanni Zorzi che ha riconosciuto il valore del confronto tra culture, ma ha auspicato “forme più laiche” per veicolare messaggi di pace.
Durissimo l’attacco dell’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint, che ha parlato di “fondamentalismo” e di “bambini indottrinati” in una moschea “probabilmente irregolare”. Ha inoltre messo in discussione il comportamento delle insegnanti, chiedendosi se abbiano affrontato con l’imam temi controversi come il velo o i matrimoni precoci.
“Il rispetto tra religioni va insegnato – ha aggiunto Villanova – ma non costringendo bambini ad atti di culto che non appartengono alla loro fede. Bisogna tenere fuori i più piccoli da ogni forma di ideologia o proselitismo”.
La visita, secondo quanto emerso, era stata approvata dai genitori dei bambini coinvolti, ma la polemica non accenna a placarsi. Al momento nessun commento è arrivato né dalla Diocesi di Vittorio Veneto né dal Comune di Susegana, che mantengono il silenzio sulla vicenda.
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