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Padova celebra uno dei protagonisti dello spazialismo, Saverio Rampin 

Al Museo Eremitani una importante retrospettiva di Saverio Rampin 

Tra i protagonisti dell’astrazione a Venezia negli anni ‘50, assieme al gruppo degli Spazialisti, Saverio Rampin continua nei decenni successivi, fino alla morte nel 1992, una ricerca sulla composizione e sulla luce, passando da un vigoroso espressionismo a un luminismo scarno e intenso, per riprendere nell’ultima parte della sua vita un lavoro sulla geometria e sul colore  La mostra ai Musei civici di Padova, realizzata in collaborazione con l’archivio dell’artista e con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, è la prima e più completa retrospettiva dedicata a Saverio Rampin e comprende, oltre ai suoi lavori più significativi, anche opere finora inedite. 

Apre al pubblico sabato 15 ottobre nelle sale per le esposizioni temporanee del Museo Eremitani a Padova Tempo, spazio, luce, l’importante retrospettiva dedicata a Saverio Rampin che copre l’intero periodo della sua attività artistica, dal 1955 al 1991.

Si tratta della prima mostra museale di questa ampiezza, per un artista che può essere inserito nelle neoavanguardie internazionali del secondo Novecento.

" Il museo degli Eremitani è il luogo della tradizione ed ora con questa mostra si apre un'artista decisamente innovativo. - commenta l’assessore alla cultura Andrea Colasio -  Anche Giotto era un grande innovatore quindi che gli Eremitani possano ospitare degli artisti fortemente innovativi è la conferma di una nuova, concreta attenzione della nostra città nei confronti dell’arte contemporanea” Sono ottanta le opere esposte, dai grandi teleri degli anni ‘50, di chiaro linguaggio Spazialista, ai lavori inediti, esposti qui per la prima volta, realizzati agli inizi degli anni ‘90, subito prima della prematura scomparsa. Completa il percorso espositivo un documentario d’artista realizzato per questa mostra da Pierantonio Tanzola. " Per noi è un'occasione di ospitare in Museo le opere di un'artista che merita di essere conosciuto, un'occasione  per incontrare un'espressione artistica particolare - Francesca Veronese, direttore Musei civici -  Siamo convinti che il museo debba essere anche un luogo in cui tutte le forme artistiche possano essere ospitate e che il percorso intrapreso possa proporre prospettive di lettura nuove"

Organizzata dai Musei civici di Padova in collaborazione con l’Archivio Saverio Rampin, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la mostra è curata da Stefano Cecchetto e si avvale di un comitato scientifico di cui fanno parte Stefano Annibaletto, Luca Massimo Barbero, Elisabetta Bedeschi, Mario Cardona e lo stesso Stefano Cecchetto.

Saverio Rampin

Saverio Rampin nasce a Stra (Ve) nel 1930. Nel 1948 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Armando Pizzinato. Negli stessi anni inizia anche la sua attività espositiva partecipando a numerose mostre collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa.

Alla XXV Biennale di Venezia espone l’opera Scuola di Pittura. Dal 1958 al 1961 ottiene uno studio dell’Opera Bevilacqua La Masa a Palazzo Carminati. Sono anche gli anni della frequentazione con il gallerista e mecenate lombardo Enzo Pagani che lo accompagnerà poi professionalmente per tutto l’arco della sua carriera artistica.

Il suo percorso attraversa diverse esperienze formali: dal linguaggio Spazialista degli anni Cinquanta e Sessanta, l’artista arriva poi ad approfondire la sua ricognizione sul colore e sulle geometrie negli anni Settanta, un tragitto che abbandonerà in seguito per una personale ricerca, decisamente intimista, che esplora il concetto di una luce diafana e con una tavolozza, estremamente chiara e luminosa, che si accende di singolari intensità cromatiche.

Nell’ultimo periodo Rampin sviluppa invece un inventario a ritroso dentro al quale pur mantenendo ferma l’applicazione dei toni dominanti bianco, nero, rosso, blu, verde, giallo, s’inoltra nella districata matassa di una composizione multipla: è l’ultima sintesi, nella quale il nero di un presagio consapevole viene squarciato da persistenti barre di colore che lo sdrammatizzano.

Saverio Rampin muore prematuramente a Venezia nel gennaio 1992. Dopo la morte dell’artista si susseguono numerose esposizioni personali in omaggio al suo lavoro e importanti collettive, prima fra tutte la mostra Spazialismo. Arte astratta Venezia 1950-1960 curata nel 1996 da Luca Massimo Barbero che, dieci anni più tardi, firmerà la curatela del primo catalogo ragionato dell’artista.

Sara Busato
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