martedì, 19 Marzo 2024
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Il bel sogno di Sofia, asso del tiro a volo di Ponso

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Si chiama Sofia Littamè, viene da Ponso e ha solo diciassette anni, ma nel suo palmarès può già contare trofei nazionali e internazionali: solo nell’ultimo anno è salita dieci volte sul podio, vincendo medaglie in Coppa del Mondo, all’Europeo e al Mondiale. A differenza delle sue compagne di classe, però, non va in piscina e non gioca a pallavolo: Sofia è una promessa di tiro a volo e la sua passione è sbriciolare piattelli.

Quando e dove hai iniziato, Sofia? “La primissima volta è stata all’età di dieci anni, ma non mi entusiasmò. Ci ho riprovato tre anni dopo e me ne sono innamorata. Ho iniziato nel campo di tiro che i miei genitori gestiscono a Ponso, dove ho passato la mia infanzia”.

È stato il tuo primo sport? “No, ho fatto anche nuoto, pallavolo e nuoto sincronizzato. Ho provato anche danza, ma nulla mi ha appassionato come il tiro”.

Chi ti ha trasmesso la passione per questo sport? “Un po’ tutta la mia famiglia, in particolare mio padre che mi aiuta anche in allenamento. Inizialmente i miei genitori avrebbero preferito che facessi altro, ma quando hanno capito la mia passione autentica, mi hanno incoraggiata ad andare avanti”.

Quanto ti alleni? “Moltissimo durante la stagione agonistica: in una settimana, vado cinque giorni al campo di tiro e due giorni in palestra. In estate faccio anche nuoto. Durante l’inverno, invece, mi concentro sulla preparazione fisica in palestra”.

Chi è il tuo sportivo di riferimento? “Sono due: il nuotatore Michael Phelps e Jessica Rossi, già campionessa olimpica di tiro a volo e mia grandissima amica”.

Cosa bisogna avere per essere dei bravi tiratori? “Non esiste una caratteristica in particolare. Il tiro a volo è diverso dagli altri sport: ci sono moltissime tecniche e moltissimi fattori psicologici in campo, che possono modificare le prestazioni di un atleta. Sicuramente un bravo tiratore deve conoscersi a fondo, per poter controllare il più possibile i propri pensieri e il proprio corpo durante una gara”.

Quali sono le tue passioni, oltre al tiro? “Non ho moltissimo tempo per altre passioni, ma cerco comunque di ritagliarmi dei momenti per uscire con gli amici”.

Cosa ne pensano di questo sport? “Li sto contagiando! Ormai tutti hanno provato almeno una volta a sparare al piattello: all’inizio fa un po’ paura, poi prendono confidenza. Mi sostengono tutti, in particolare la mia compagna di banco Anna”.

Come va a scuola? “Faccio la quarta superiore, studio ragioneria all’istituto Atestino di Este. A volte è difficile conciliare uno sport agonistico con gli impegni scolastici; i miei professori mi aiutano sempre a trovare il giusto equilibrio”.

Sei giovanissima ma hai già vinto moltissimo. La soddisfazione più grande? “Sicuramente il secondo posto all’ultimo europeo. È stata la mia rivincita dopo un anno altalenante, pieno di alti e bassi. Dopo tanta fatica è arrivata questa medaglia d’argento: l’emozione che ho provato quando ho sparato l’ultima fucilata ha ripagato tutti i sacrifici”.

Hai bruciato tutte le tappe. Dove vorresti arrivare? “Vorrei entrare definitivamente in un gruppo sportivo e trasformare questa mia passione nel mio lavoro. E poi… ammetto che il sogno olimpico mi sfiora, ma cerco di rimanere con i piedi per terra e fare un passo alla volta. Sono ancora piccola e ho molta strada da fare!”.

Enrico Beda