venerdì, 26 Aprile 2024
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Amministrative Treviso, disagio giovanile: un malessere o maleducazione? Visioni diverse su un problema da risolvere  

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Candidati a confronto. A scuola e nel tempo libero gli episodi di violenza si stanno moltiplicando

Dall’uscita dalla pandemia si assiste con sempre maggiore frequenza a situazioni di violenza e di disagio giovanile sia nel contesto pubblico cittadino che in ambito scolastico. Come analizza questa emergenza e con quali strumenti un’amministrazione pubblica può e deve intervenire per risolvere il problema?

Mario Conte: “Gli episodi di maleducazione e le manifestazioni di disagio da parte dei ragazzi sono un tema che riguarda tutto il Paese. A Treviso ci sono stati alcuni episodi dovuti a una ricerca di attenzione, anche e soprattutto sui social network. Serve un nuovo modello sociale fondato sull’entusiasmo, sulla realizzazione in vari ambiti e sulla partecipazione che va costruito su scala nazionale insieme al Governo e a una serie di riforme strutturali volte a creare percorsi e contesti per i ragazzi, integrate, ovviamente, dalle azioni su scala locale. In questo senso la nostra amministrazione in questi anni, oltre ad aver potenziato Progetto Giovani con spazi, attività, corsi e laboratori tenuti da esperti, ha aperto i luoghi della cultura a ragazzi, giovani musicisti e corpi di ballo. Si sono concretizzate iniziative come “Con lo Sguardo al Futuro”, in collaborazione con I.C. Coletti all’interno del Patto Educativo di Comunità per prevenire la povertà educativa; CON TRA STO, progetto di prevenzione del disagio adolescenziale con la formazione di gruppi di genitori dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni; il progetto di prevenzione all’Abuso con gli operatori della Comunità Giovanile di Conegliano nel corso degli eventi musicali e culturali estivi; gli spettacoli We Free promossi dalla Comunità di San Patrignano per 800 studenti delle superiori e tutti i progetti legati al Patto di Treviso e fra questi la creazione di un inserto sui quotidiani interamente gestito dai ragazzi.  La nostra intenzione è di ricavare nuovi spazi per i giovani e portare attività in grado di invogliarli e stimolarli a realizzarsi in ambito sportivo, culturale e sociale”.

Giorgio De Nardi: “Il malessere manifestato dai giovani è il segnale di una Treviso escludente. All’assenza di spazi di aggregazione e di una rete sociale extrascolastica vanno contrapposte occasioni di incontro in cui i giovani possano esprimersi da protagonisti. I ragazzi vogliono risposte concrete che vanno individuate a partire dall’analisi delle situazioni di disagio sociale e psichico, da affrontare affiancando l’assistenza sanitaria al supporto nelle relazioni di socializzazione. È necessario stimolare proattivamente la partecipazione alla comunità degli esclusi, anche tramite il coinvolgimento nelle decisioni che riguardano Treviso, con l’attivazione di una Consulta dei Giovani e di focus group. L’amministrazione può intervenire, inoltre, aprendo le scuole ai quartieri anche al di fuori dell’orario scolastico e, in sinergia con scuole e Ulss, istituendo programmi di educazione affettiva e cittadinanza attiva. Per una città attenta e accogliente, che condivide le decisioni importanti”.

Maurizio Mestriner: “Si devono mettere i giovani al centro e un sindaco può e deve intervenire, cercando di capire che esigenze hanno questi giovani. Vanno finanziati progetti in accordo con le scuole per coprire fasce pre e post orario scolastico e riempiendo questo tempo con contenuti formativi e sportivi. Azioni che si possono facilmente finanziare tramite bandi del fondo sociale europeo. L’amministrazione deve garantire periodiche consulte con associazioni, dirigenti scolastici e servizi sociali, ci si deve dare precisi obiettivi per garantire le pari opportunità, attuare servizi di contrasto alla violenza su donne e bambini e istituire un Protocollo Rosa mettendo in dialogo polizia scuola e pronto soccorso. Si devono attuare politiche di vera integrazione e non solo di accoglienza. Vanno strutturati e poi ben mantenuti luoghi di aggregazione, anche dove poter offrire ai giovani un pasto conviviale sano ed economico, luoghi per il confronto, lo studio e lo sport”.

Nicolò Rocco: “Tutti parlano di giovani ma nessuno parla con i giovani. Nella mia squadra ho voluto professionalità del mondo della prevenzione che conoscano il problema della condizione giovanile nella sua complessità. Non dobbiamo dimenticare che per due anni la pandemia ha impedito ai ragazzi di socializzare in una fase fondamentale del loro sviluppo. A questo dobbiamo aggiungere situazioni familiari complesse e un indebolimento generale delle agenzie educative tradizionali. Nel breve periodo un’amministrazione può agire solo con misure dure e contingenti come le ordinanze anti alcol o la presenza delle forze dell’ordine nelle zone più a rischio. Nel lungo periodo dobbiamo ricreare gli spazi per fare sport, favorire i luoghi della cultura, potenziare la presenza di psicologi nelle scuole e nelle società sportive. Psicologi che non servono solo ai giovani, ma che possono supportare anche i genitori e gli adulti nel relazionarsi in maniera corretta. Infine i progetti vanno costruiti con i giovani. Se gli proponiamo progetti che interessano solo agli adulti come possiamo pensare che si appassionino?”.

 

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