Giancarlo Marigo, il papà dell’undicenne di Mirano investito in bici e ucciso sabato, chiederà all’autorità giudiziaria di disporre una consulenza tecnica cinematica
Andrea Marigo
Nessuna “caccia alle streghe” e nessun intento di vendetta, ma un atto dovuto alla memoria di Andrea, a un senso di giustizia e all’improrogabile necessità di una maggior sicurezza sulle strade, soprattutto per i bambini. Con questo spirito Giancarlo Marigo, il papà dell’undicenne di Campocroce di Mirano (avrebbe compiuto 12 anni a settembre) vittima dell'investimento di sabato 10 giugno all’incrocio tra via don Orione e via Viasana, la mamma Nicoletta e la sorella maggiore Aurora vogliono chiedere alla Procura di Venezia, che ha automaticamente aperto un procedimento penale per omicidio stradale in capo all’automobilista che ha travolto il ragazzino, una consulenza tecnica cinematica per ricostruire, valutare e accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità del drammatico sinistro. La famiglia di Andrea ringrazia per la vicinanza, il calore e il sostegno che le hanno dato in questigiorni terribili la comunità dell’intera città di Mirano, le istituzioni, la parrocchia, la scuola, gli amici e tutti coloro che mercoledì 14 giugno hanno partecipato ai funerali. La decisione del genitore di andare fino in fondo è figlia anche del “sogno”, della volontà di dare un piccolo contributo al raggiungimento di quest’obiettivo, “perché è vero - spiega -, e ne siamo perfettamente consapevoli, che è stato Andrea a non fermarsi allo stop, o comunque ad oltrepassare la linea di arresto uscendo da una strada laterale, ma è altrettanto vero che quell’intersezione e l’arrivo di mio figlio in bicicletta erano ampiamente visibili dall’automobilista, e che il limite di velocità “massimo” consentito in quel punto è di 40 chilometri all’ora. Ciò significa, da codice della strada, che, se si vede sopraggiungere e avvicinarsi ad uno stop un utente debole, come un bambino, la velocità va regolata e ulteriormente ridotta per tutelare il ciclista o il pedone, e anche se stessi. Per questo chiediamo al Sostituto Procuratore, prima di prendere qualsiasi decisione circa un’eventuale archiviazione, che venga ben valutata la condotta di guida del conducente dell’Audi A1, e in particolare la velocità tenuta della vettura e quella di collisione”. “Non vogliamo fare una caccia delle stregheo inseguire chimere, ma lo facciamo per puro senso di giustizia per la memoria di Andrea e anche per rispetto dell’immenso dolore provato dalla nostra famiglia” conclude papà Giancarlo, confidando che il Pubblico Ministero inquirente accolga l’istanza, che sarà presentata dai suoi patrocinatori.