domenica, 28 Aprile 2024
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La microcriminalità preoccupa metà dei commercianti trevigiani

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L’Osservatorio di Confcommercio rileva una percezione generale: solo il 12% teme rischi diretti

Quasi il 50% degli imprenditori del terziario della provincia di Treviso è preoccupato per la microcriminalità. Si tratta, però, di una percezione generale: i commercianti non vedono rischi diretti per la propria attività o per l’area in cui operano. Solo un 12% del totale teme per chi esercita la sua professione nel comune. L’Osservatorio congiunturale dalla Confcommercio provinciale di Treviso, promosso in collaborazione con Banca SanBiagio Prealpi, dedica un focus alla percezione degli imprenditori del settore su furti, vandalismi e altri reati a cui sono più esposte le aziende di commercio, turismo e servizi.

Le imprese rilevano un peggioramento soprattutto per quanto riguarda i gruppi di giovani con atteggiamenti molesti (li segnalano il 54% del campione), seguiti da atti di vandalismo e furti e scippi, mentre il 42,6% ritiene che nel proprio comune vi siano zone pericolose, in primis le stazioni delle corriere e dei treni. Quanto ai giorni più a rischio, l’85% indica il sabato e in particolare le ore serali (per oltre il 60%). In generale, l’81% degli imprenditori ritiene sicuro il comune in cui lavora, anche se auspica un maggior controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine (73%) e più videocamere di sorveglianza (46%).

La rilevazione è stata presentata oggi dai vertici dell’associazione imprenditoriale, alla presenza del prefetto di Treviso, Angelo Sidoti, del questore e dei comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Sul fronte economico, il terziario trevigiano- che conta 37.012 imprese, di cui
15.702 nel commercio, 4.326 nel turismo, 16.894 nei servizi – si conferma
“resiliente” perché sui principali indicatori (ricavi e credito) dopo i primi 9 mesi dell’anno si mantiene superiore al dato medio nazionale, anche se è previsto un leggero calo in vista di fine anno.  Regge anche l’occupazione. Tra le criticità, il perdurare dell’aumento dei prezzi da parte dei fornitori che, di fatto, riduce la capacità delle imprese di far fronte al proprio fabbisogno finanziario e costringe a contrarre i margini. Il 35% delle ditte che ha chiesto un prestito in banca, comunque, l’ha fatto per finanziare un investimento, a riprova di come gli imprenditori continuino a credere nello sviluppo del proprio business.

Sartorato (Confcommercio provinciale): “Fiducia per Natale”

Una fiducia confermata anche da Dania Sartorato, presidente dell’Unione provinciale di Confcommercio: “Pur tra luci e ombre, il terziario trevigiano “tiene” e le imprese dimostrano maturità e senso di responsabilità: pur a fronte degli aumenti dei costi di fornitura, i prezzi al consumo hanno registrato aumenti che non superano il 2%, un segnale chiaro di volontà di tenuta, soprattutto se unito all’indicatore occupazionale del terzo trimestre. L’andamento, in parte altalenante, dei vari indicatori ci fa capire che ad ogni “tonfo” corrisponde una “risalita” pertanto è prevedibile un Natale improntato a fiducia, capacità di reazione e desiderio di gratificazione. Il periodo natalizio è, per ogni piccola impresa del commercio, “un serbatoio” che garantisce di recuperare i valori parzialmente perduti nell’autunno offrendo la spinta per l’inizio del nuovo anno, oltre a rinsaldare il rapporto di fiducia con i propri clienti. Alcune ombre si addensano, in generale, nello scenario economico e politico, mentre appaiono apprezzabili gli interventi di riduzione del cuneo fiscale e contributivo e la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3. Sul versante consumi, potrà di sicuro aiutare il comparto fashion lo slittamento dei saldi a fine gennaio, come richiesto da Federmoda in virtù del cambiamento climatico, che sta iniziando ad incidere sui nuovi stili di vita e di consumo. In conclusione, pur vivendo in un contesto di “permacrisi” che investe varie dimensioni, il modello del commercio di  prossimità regge il cambiamento e si conferma il pilastro dei centri storici ed urbani, anche in relazione alle evoluzioni dei fenomeni legati a degrado e microcriminalità che non compromettono la vitalità delle piccole imprese del territorio”.

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