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Papa Francesco sbarca a Venezia, in migliaia per la Messa a San Marco: "Non spezziamo il legame con Dio"

Il Santo Padre è arrivato di buon mattino a trovare le detenute alla Giudecca, poi i giovani alla Salute e infine il bagno di folla a San Marco

Venezia abbraccia il Santo Padre, giunto in città nelle prime ore del mattino di domenica e, nonostante la fatica per il suo stato di salute precario, Papa Francesco non si è risparmiato e ha regalato parole, gesti e sorrisi che rimarranno segni indelebili nei cuori delle migliaia di fedeli che l'hanno accolto.

L'incontro alla Giudecca con le detenute e gli artisti

Il primo appuntamento è stato al carcere femminile della Giudecca, dove è installato anche il padiglione del Vaticano della Biennale d'Arte dal titolo "Con i miei occhi". Il Santo Padre è stato accolto dal Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia, dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal Provveditore Rosella Santoro, dalla Direttrice della struttura, Mariagrazia Felicita Bregoli e dal Comandante della Polizia Penitenziaria, Lara Boco. Nel Cortile interno della Casa di Reclusione, il Papa ha incontrato le detenute. Erano presenti anche il Personale Amministrativo, gli Agenti della Polizia Penitenziaria e alcuni Volontari. "Ho desiderato incontrarvi all’inizio della mia visita a Venezia per dirvi che avete un posto speciale nel mio cuore - ha detto il Pontefice alle recluse - Vorrei, perciò, che vivessimo questo momento non tanto come una “visita ufficiale”, quanto come un incontro in cui, per grazia di Dio, ci doniamo a vicenda tempo, preghiera, vicinanza e affetto fraterno. Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile – forse chi uscirà più ricco sarò io –, e il bene che ci scambieremo sarà prezioso. Il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza. Però può anche diventare un luogo di rinascita, rinascita morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è “messa in isolamento”, ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia. Nessuno toglie la dignità di una persona, nessuno! Allora, paradossalmente, la permanenza in una casa di reclusione può segnare l’inizio di qualcosa di nuovo, attraverso la riscoperta di bellezze insospettate in noi e negli altri". Dopo lo scambio di saluti e doni con le detenute il Pontefice si è rivolto agli artisti, autori delle opere presenti all'interno del carcere. la Chiesa della Maddalena, la Cappella del Carcere, per l’incontro con gli Artisti dove è stato accolto dal Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e Commissario del Padiglione della Santa Sede alla Biennale d’Arte di Venezia. "Vi imploro, amici artisti, immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica - ha esortato il Papa - città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo. È per questo che quando diciamo “stranieri ovunque” (titolo della Biennale di quest'anno ndr"), stiamo proponendo “fratelli ovunque”.

Alla basilica della Salute con i giovani

Seconda tappa di Francesco è stata la Basilica della Salute, dove ha incontrato centinaia di giovani del Triveneto. Il Pontefice ha esortato i ragazzi ad "Alzarsi da terra, perché siamo fatti per il Cielo. Alzarsi dalle tristezze per levare lo sguardo in alto. Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano. Avete pensato, immaginato, cos’è un giovane per tutta la vita seduto sul divano? L’avete immaginato questo? Immaginate questo; e ci sono divani diversi che ci prendono e non ci lasciano alzare. Alzarsi per dire “eccomi!” al Signore, che crede in noi. Vi dirò una cosa che questo mi suggerisce. È bello guardare una persona dall’alto in basso? È bello o non è bello? No, non è bello. Ma quando si può guardare una persona dall’alto in basso, quando? Per aiutarla a sollevarsi. L’unica volta che noi possiamo guardare una persona dall’alto in basso con bellezza è quando la aiutiamo a sollevarsi. E così fa Gesù con noi, quando siamo caduti. Ci guarda dall’alto in basso. E, una volta rialzati, tocca a noi restare in piedi. Prima rialzarsi poi stare in piedi, “rimanere” quando viene voglia di sedersi, di lasciarsi andare, di lasciar perdere. Non è facile, ma è il segreto. Sì, il segreto di grandi conquiste è la costanza. È vero che a volte c’è questa fragilità che ti tira giù, ma la costanza è quello che ti porta avanti, è il segreto. Oggi si vive di emozioni veloci, di sensazioni momentanee, di istinti che durano istanti. Ma così non si va lontano. Che cosa conta nella vita? L’amore, la fede. E per crescere nella fede e nell’amore dobbiamo avere costanza e andare avanti sempre. Invece qui il rischio è lasciare tutto all’improvvisazione: prego se mi va, vado a Messa quando ho voglia, faccio del bene se me la sento… Questo non dà risultati: occorre perseverare, giorno dopo giorno. E farlo insieme, perché l’insieme ci aiuta sempre ad andare avanti. Insieme: il “fai da te” nelle grandi cose non funziona. Per questo vi dico: non isolatevi, cercate gli altri, fate esperienza di Dio assieme, seguite cammini di gruppo senza stancarvi. Tu potresti dire: “Ma attorno a me stanno tutti per conto loro con il cellulare, attaccati ai social e ai videogiochi”. E tu senza paura vai controcorrente: prendi la vita tra le mani, mettiti in gioco; spegni la tv e apri il Vangelo – è troppo questo? –, lascia il cellulare e incontra le persone! Il cellulare è molto utile, per comunicare, è utile, ma state attenti quando il cellulare ti impedisce di incontrare le persone. Usa il cellulare, va bene, ma incontra le persone! Sai cos’è un abbraccio, un bacio, una stretta di mano: le persone. Non dimenticare questo: usa il cellulare, ma incontra le persone".

L'arrivo a San Marco

E dopo aver salutato i giovani, il passaggio in papamobile lungo il ponte di barche per giungere in Piazza San Marco dove lo attendevano in migliaia per la celebrazione dell'Eucarestia. Il vangelo, questa domenica ricordava la figura del vignaiuolo che si prende cura della sua vigna per far sì che produca molto frutto. Noi, siamo i tralci della vite, dice il Santo Padre e Dio è il vignaiuolo ma noi dobbiamo restare attaccati alla vite per non perdere il legame con Lui, lanciando anche un parallelismo con la delicata e splendida città di Venezia, legata all'acqua ma senza cura e salvaguardia rischierebbe di sparire. "la metafora della vite, mentre esprime la cura amorevole di Dio per noi, d’altra parte ci mette in guardia, perché, se spezziamo questo legame con il Signore, non possiamo generare frutti di vita buona e noi stessi rischiamo di diventare rami secchi. È brutto, questo, diventare rami secchi, quei rami che vengono gettati via. Fratelli e sorelle, sullo sfondo dell’immagine usata da Gesù, penso anche alla lunga storia che lega Venezia al lavoro delle vigne e alla produzione del vino, alla cura di tanti viticoltori e ai numerosi vigneti sorti nelle isole della Laguna e nei giardini tra le calli della città, e a quelli che impegnavano i monaci a produrre vino per le loro comunità. Dentro questa memoria, non è difficile cogliere il messaggio della parabola della vite e dei tralci: la fede in Gesù, il legame con Lui non imprigiona la nostra libertà ma, al contrario, ci apre ad accogliere la linfa dell’amore di Dio, il quale moltiplica la nostra gioia, si prende cura di noi con la premura di un bravo vignaiolo e fa nascere germogli anche quando il terreno della nostra vita diventa arido. E tante volte il nostro cuore diventa arido. Ma la metafora uscita dal cuore di Gesù può essere letta anche pensando a questa città costruita sulle acque, e riconosciuta per questa sua unicità come uno dei luoghi più suggestivi al mondo. Venezia è un tutt’uno con le acque su cui sorge, e senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere. Così è pure la nostra vita: anche noi, immersi da sempre nelle sorgenti dell’amore di Dio, siamo stati rigenerati nel Battesimo, siamo rinati a vita nuova dall’acqua e dallo Spirito Santo e inseriti in Cristo come i tralci nella vite. In noi scorre la linfa di questo amore, senza il quale diventiamo rami secchi, che non portano frutto. Il Beato Giovanni Paolo I, quando era Patriarca di questa città, disse una volta che Gesù «è venuto a portare agli uomini la vita eterna […]». E continuava: «Quella vita sta in lui e da lui passa ai suoi discepoli, come la linfa sale dal tronco ai tralci della vite. Essa è un’acqua fresca, che egli dà, una fonte sempre zampillante".

Il saluto del Patriarca

Il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha infine letto il saluto della città al Papa ringraziandolo per il dono della sua visita alla comunità veneziana. "La parola che insieme Le diciamo - ad una sola voce e con tutto il cuore - è: grazie! - ha espresso il Patriarca - Una città, una Chiesa, un popolo vivono momenti ordinari e straordinari. Oggi abbiamo vissuto una giornata indimenticabile: grazie per questa giornata tanto attesa e oggi vissuta con grande semplicità e gioia. In Lei abbiamo sentito il padre e la guida. Gli abitanti di Venezia e delle terre del Nordest sono persone laboriose, oneste, generose. In passato hanno vissuto sulla loro pelle e, quindi, sanno bene cosa voglia dire lasciare la propria terra e migrare. Sì, conoscono bene il dramma che, oggi, molti vivono. Venezia è città stupenda, fragile, unica e, da sempre, ponte fra Oriente e Occidente, crocevia di popoli, culture e differenti fedi. Per questo, a Venezia, i grandi temi delle Sue encicliche - Fratelli tutti e Laudato si’ – trovano puntuale riscontro: il rispetto e la cura del creato e della persona, iniziando dal bene sommo della vita che sempre va rispettata e amata, soprattutto quando è fragile e chiede d’essere accolta. Come segno concreto e duraturo di questa Sua visita, la Chiesa di Venezia intende mettere a disposizione di soggetti fragili, in particolare donne che cercano il reinserimento sociale, otto mini-alloggi; si tratta di spazi ristrutturati nella Casa della Carità (ex convento delle Muneghette), intitolata a San Giuseppe e situata nel centro storico di Venezia. Infine, Santo Padre, ancora grazie per la parola “pace” che instancabilmente risuona sulle Sue labbra. È oggi presente in questa piazza l’icona della Madonna della Salute che è chiamata anche “Mesopanditissa”, ossia mediatrice di pace, perché dinanzi ad essa, nel 1264, si pose fine alla guerra durata più di mezzo secolo tra Venezia e Candia. Caro Papa Francesco, la Madonna della Salute l’accompagni sempre e noi, con affetto, Le rivolgiamo il saluto caro ai veneziani: viva San Marco, viva Venezia!" Al termine della cerimonia Papa Francesco si è recato all'interno della Basilica di San Marco per un momento di riflessione e di preghiera e poi, dopo l'ultimo saluto alla folla, è rientrato in Vaticano. Riccardo Musacco        
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