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28.04.2023 - 14:47
Il Rapporto Nord Est del Sole 24 Ore in edicola oggi, venerdì 28 aprile in Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia dedica l’apertura agli imprenditori del NordEst che scommettono sempre di più sull’altra sponda dell’Adriatico. Guardano in particolare a Slovenia e Croazia, geograficamente molto vicine e già parte dell’Unione europea, ma anche a Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia e Serbia. Fra le ragioni ci sono i recenti shock e la crescente instabilità in molte aree del mondo. Secondo i dati di Finest, su 420 milioni di euro investiti dal 1991, più di 121 milioni, ossia il 30%, sono confluiti in progetti nei Balcani occidentali, in Slovenia e in Croazia. L’anno scorso poi è stato particolarmente significativo, con la cifra record di quasi 34 milioni di euro di investimenti, un incremento del 46% rispetto al 2021, con un +61% in particolare verso la Croazia e un +76% verso la Serbia. Un trend sempre più evidente, alimentato anche dalla dinamica di regionalizzazione produttiva e nearshoring in atto già da prima della pandemia e dell’invasione russa dell’Ucraina. E si nota – sottolinea il Rapporto del Sole 24 Ore - una crescente convergenza tra le competenze della forza lavoro locale e i settori tipici del Nord Est: legno, edilizia, tessile e calzature, metallurgia, meccanica e metalmeccanica, nonché agroalimentare, ittico e settore turistico. Fra le aziende con interessi in questi Paesi il gruppo veronese Calzedonia, che dal 2011 ha un hub in Croazioa che, quattro anni dopo, è diventato il suo centro logistico globale. Nel 2015 il Nord Est è stato l’apripista degli investimenti italiani nel polo di Labin, in Istria, dove la padovana Carel, specializzata in soluzioni di controllo per condizionamento, refrigerazione e riscaldamento, ha investito in un sito produttivo di 90mila metri quadri che oggi impiega circa 200 dipendenti. E poi ci sono i casi di Garbellotto, di Iwis e della multinazionale trentina Aquafil. Nel caso Croazia significativo è anche il cambiamento avvenuto a gennaio, con l’ingresso in area Schengen ed euro, che comporta possibili ricadute sull’attrattività anche turistica del Paese con riflessi sulle aree vicine.
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