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Sistema economico Veneto
26.08.2024 - 09:11
Il Veneto, una delle regioni più dinamiche e produttive d'Italia, si trova di fronte a una sfida demografica ed economica senza precedenti. Secondo un'analisi della CGIA di Mestre, entro dieci anni il numero di pensionati potrebbe superare quello dei lavoratori attivi, mettendo a rischio l'equilibrio dei conti pubblici. Questo scenario, se non affrontato con politiche adeguate, potrebbe avere ripercussioni significative sull'intero sistema economico regionale.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Attualmente, in Veneto ci sono 2 milioni e 145 mila occupati e 1 milione e 803 mila pensionati, secondo i dati INPS e ISTAT aggiornati al 2022. Il saldo tra chi lavora e chi riceve una pensione è ancora positivo per 342 mila unità. Tuttavia, se le tendenze demografiche, migratorie e occupazionali rimarranno invariate, il pareggio potrebbe essere raggiunto entro il 2032. Questo significherebbe che il Veneto uscirebbe dal ristretto gruppo delle nove regioni italiane che registrano più retribuzioni che pensioni.
I CASI DI BELLUNO E ROVIGO
Due province venete, Belluno e Rovigo, rappresentano già casi estremi. A Belluno, il numero delle pensioni ha raggiunto quello dei lavoratori attivi, mentre a Rovigo il sorpasso è già avvenuto, con 9 mila pensionati in più rispetto agli occupati. Questi dati evidenziano una tendenza preoccupante che potrebbe estendersi a tutta la regione se non si interviene tempestivamente.
L'ANALISI DELLA CGIA DI MESTRE
Renato Mason, segretario dell'Associazione Artigiana Mestrina, ha sottolineato che con tanti pensionati e pochi operai e impiegati, la spesa pubblica non potrà che aumentare, mentre le entrate fiscali sono destinate a scendere. Questo trend, se non invertito, potrebbe minare l'equilibrio dei conti pubblici nel giro di pochi anni. Mason ha inoltre evidenziato la necessità di aumentare la platea degli occupati, facendo emergere i lavoratori in nero e aumentando i tassi di occupazione di giovani e donne, che in Italia continuano a rimanere tra i più bassi d'Europa.
L'INDICE DI DIPENDENZA
Il sociologo Vittorio Filippi, esperto di dinamiche demografiche, ha invitato a soffermarsi sull'«indice di dipendenza», ossia il numero di over 65 rispetto a quello di adulti in età lavorativa (15-64 anni). In Veneto, nel 2024, l'indice sarà pari a 39 su 100, ma secondo l'ISTAT, nel 2080 si arriverà a 65, ovvero due pensionati a carico di ciascun lavoratore. Sebbene questa data sia lontana, un pronostico al 2050 è già più attendibile e prevede che anche in Veneto ci saranno più persone a carico dell'INPS che quelle a produrre reddito.
LE INCOGNITE DEL FUTURO
Filippi ha inoltre sottolineato che le incognite sono molteplici. Non possiamo scommettere su quanti giovani immigrati arriveranno in Veneto per lavorare, né su quali variazioni legislative per l'accesso alla pensione saranno eventualmente introdotte. Tuttavia, è meno azzardato prevedere un aumento della longevità, in atto da anni. Secondo l'ISTAT, in Veneto la vita media dovrebbe aumentare di 4,8 anni per gli uomini e di 4,4 per le donne nel prossimo mezzo secolo.
LE PROPOSTE DELLA CGIL
Giacomo Vendrame, della segreteria CGIL del Veneto, ha osservato che il tema posto dalla CGIA è noto da molti anni, ma che veri tentativi di correzione dell'andamento demografico in campo politico non sono mai stati assunti. Vendrame ha aggiunto che un elemento su cui si può intervenire da subito è quello salariale. Con buste paga più robuste, aumenterebbero anche i contributi INPS, attenuando in parte il problema. Inoltre, ha sottolineato l'importanza di un differente atteggiamento sulle politiche migratorie, legato a doppio filo a quello dei diritti di cittadinanza.
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