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Sport e salute
04.12.2024 - 14:55
Cristina Basso, docente UniPD esperta di anatomia patologica cardiovascolare
Un arresto cardiaco durante una partita, una cicatrice subepicardica come causa sottostante, e l'importanza cruciale dello screening preventivo: il caso del calciatore Edoardo Bove riporta in primo piano un tema di rilevanza medica e sociale.
Lo scorso weekend, Edoardo Bove, calciatore professionista, ha rischiato la vita a causa di una grave aritmia ventricolare. Solo l'immediata defibrillazione ha evitato il peggio. Le indagini hanno rivelato come origine del problema una cicatrice subepicardica nel ventricolo sinistro, una condizione che i ricercatori dell’Università di Padova studiano da anni.
L’Italia si distingue per uno dei pochi modelli di screening medico-sportivo obbligatorio al mondo. Il Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari dell’Università di Padova, con le sue eccellenze in anatomia patologica, genetica e cardiologia, ha dimostrato che questo approccio è altamente efficace. Studi pubblicati su riviste internazionali, come quello del 2006 su JAMA, mostrano come nel Veneto l’incidenza di morte improvvisa tra gli atleti sia calata di quasi il 90% dall’introduzione dello screening obbligatorio.
Il professor Domenico Corrado, cardiologo di riferimento, sottolinea l’importanza di ripetere regolarmente tali controlli per mantenere alto il livello di sicurezza. «Abbiamo salvato vite, specialmente tra i ragazzi sotto i 16 anni – spiega il professor Alessandro Zorzi – grazie alla prova da sforzo, una componente che spesso manca all’estero, dove ci si limita all’ECG a riposo».
Il caso di Bove ha riportato in primo piano una causa emergente: le cicatrici non-ischemiche del ventricolo sinistro, spesso legate a infezioni, miocarditi o malattie genetiche. Studi condotti dal team di Padova, come quello pubblicato nel 2016 su Circulation Arrhythmias and Electrophysiology, hanno dimostrato il legame tra queste cicatrici e le aritmie maligne.
La professoressa Cristina Basso, esperta di anatomia patologica cardiovascolare, sottolinea l’importanza di indagare a fondo nei casi sospetti. Un approccio integrato tra test genetici e screening familiari permette di identificare rischi ereditari e intervenire preventivamente.
Il caso di Bove, fortunatamente risolto senza esiti tragici, evidenzia l’importanza di un controllo medico rigoroso e della presenza di defibrillatori negli impianti sportivi. «La formazione di giocatori e dirigenti – conclude Corrado – è essenziale per garantire un primo soccorso tempestivo. Solo così possiamo prevenire tragedie e salvare vite sul campo».
Un modello da esportare, quello italiano, che si conferma all’avanguardia nella prevenzione delle morti improvvise tra i giovani atleti.
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