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Cuore artificiale: una nuova speranza per l'insufficienza cardiaca terminale

Il cuore artificiale totale rivoluziona il trattamento dell'insufficienza cardiaca, offrendo nuove prospettive ai pazienti in attesa di trapianto

Cuore artificiale: una nuova speranza per l'insufficienza cardiaca terminale

L'insufficienza cardiaca terminale rappresenta una delle sfide più ardue per la medicina moderna. Con oltre 64 milioni di persone colpite nel mondo, la patologia si distingue per un tasso di mortalità allarmante, che oscilla tra il 50% e il 75% a cinque anni dalla diagnosi. In Italia, la situazione è altrettanto critica, con oltre 200.000 ricoveri annuali e una mortalità del 50% entro due anni. Il trapianto di cuore è considerato il gold standard per il trattamento, ma la carenza di donatori rende questa soluzione inaccessibile per molti. Solo 6.000 trapianti vengono eseguiti ogni anno a livello globale, coprendo appena il 10% del fabbisogno.

In questo contesto, il cuore artificiale totale (TAH) emerge come una soluzione innovativa e promettente. Sviluppato dalla medtech francese Carmat, il TAH è concepito come un "ponte verso il trapianto" per i pazienti affetti da insufficienza cardiaca biventricolare terminale. Questo dispositivo, già disponibile sul mercato europeo, offre una speranza concreta a coloro che non possono più beneficiare di terapie mediche tradizionali o di sistemi di supporto meccanico come il VAD (Ventricular Assist Device).

Il cuore artificiale totale si distingue per la sua emocompatibilità, autoregolazione e pulsatilità. Le superfici a contatto con il sangue sono rivestite da materiali biologici, riducendo il rischio di complicanze tromboemboliche e permettendo l'uso di dosi minime di anticoagulanti. Inoltre, il sistema si adatta automaticamente alle esigenze fisiologiche del paziente, mimando i profili di pressione e flusso del cuore nativo. La compatibilità anatomica del TAH con il torace umano ne facilita l'impianto, migliorando la qualità della vita dei pazienti.

Nonostante i progressi tecnologici, l'adozione del cuore artificiale totale nella pratica clinica incontra ancora ostacoli culturali. Molti centri autorizzati al trapianto continuano a preferire il cuore biologico, e la comunità medica non sempre riceve un'adeguata formazione sulle nuove tecnologie. Anche l'opinione pubblica e i pazienti stessi tendono a privilegiare il trapianto tradizionale, spesso per mancanza di informazioni.

Le prime evidenze dello studio pivot europeo promosso da Carmat mostrano risultati incoraggianti. I pazienti sottoposti all'impianto del TAH hanno registrato un buon recupero e un miglioramento delle condizioni di salute, preparandosi al meglio per un eventuale trapianto. In Francia, lo studio Eficas mira a raccogliere ulteriori dati su sicurezza ed efficacia, coinvolgendo 52 pazienti in 10 centri cardiologici. L'obiettivo è dimostrare una sopravvivenza post-impianto di almeno sei mesi senza eventi gravi o la riuscita del trapianto entro lo stesso periodo.

Il cuore artificiale totale rappresenta un cambiamento epocale nel trattamento dell'insufficienza cardiaca terminale. Stabilizzando le condizioni cliniche dei pazienti e riducendo i ricoveri prolungati, il TAH offre un triplo vantaggio: migliora la qualità della vita dei pazienti, consente ai medici di adottare un nuovo paradigma di cura e riduce i costi per il sistema sanitario. Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale di questa tecnologia, è fondamentale superare le resistenze culturali e promuovere una maggiore consapevolezza tra medici e pazienti.

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