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Economia e lavoro
06.12.2024 - 07:45
La crisi che ha colpito il gruppo Benetton si è trasformata in un banco di prova per l'intero settore tessile italiano. Con una mossa che ha coinvolto sindacati e lavoratori, l'azienda ha deciso di adottare misure drastiche per fronteggiare le difficoltà economiche e organizzative che si sono accumulate nel tempo.
La sede di Castrette di Villorba è stata il teatro di un'importante intesa tra Benetton e i sindacati, firmata martedì e presentata ai lavoratori il 5 dicembre. L'accordo prevede l'estensione del contratto di solidarietà, già in vigore, a tutto l'organico aziendale. Fino ad ora, l'ammortizzatore sociale aveva coinvolto principalmente i "colletti bianchi" tra Ponzano e Castrette, risparmiando magazzinieri, imballatori e addetti all'e-commerce. Tuttavia, la necessità di ridurre ulteriormente il monte delle giornate lavorate ha reso inevitabile un coinvolgimento più ampio. L'amministratore delegato Claudio Sforza ha sottolineato l'urgenza di accelerare il cambiamento per rispondere alle difficoltà finanziarie. I rappresentanti sindacali Massimo Messina, Gianni Boato e Rosario Martines hanno dichiarato che l'accelerazione del cambiamento e le difficoltà finanziarie avevano messo in crisi gli accordi precedenti. Hanno inoltre spiegato che il nuovo accordo mantiene il limite di solidarietà individuale al 40%, garantendo che nessun lavoratore sia coinvolto in più di due giorni di solidarietà a settimana fino al 28 febbraio.
Un elemento chiave dell'accordo è l'aumento degli incentivi all'uscita per i dipendenti che scelgono di dimettersi volontariamente. Benetton ha deciso di incrementare del 30% l'incentivo, portandolo a 65.000 euro per chi rassegnerà le dimissioni entro il 15 gennaio 2025. Questa misura mira a ridurre il numero di esuberi teorici, stimati in circa 180 a luglio, e a facilitare il trasferimento degli uffici dalla storica Villa Minelli alla nuova sede di Castrette.
La scadenza dell'accordo di luglio si avvicina e con essa l'attesa per il nuovo piano industriale del gruppo. La speranza è che il piano possa fornire una chiara direzione strategica per il futuro, tenendo conto del numero di lavoratori che avranno lasciato l'azienda. Il nuovo contratto di solidarietà potrebbe prevedere una riduzione media dell'orario di lavoro del 30%, con varianti legate ai fabbisogni dei diversi reparti. Tuttavia, l'applicazione di una media collettiva potrebbe portare a situazioni di squilibrio, con alcuni dipendenti che potrebbero trovarsi senza lavoro per periodi prolungati. I sindacati sono preoccupati per il rischio di "espulsione" di fatto di alcuni lavoratori e stanno lavorando per evitare tali scenari.
La crisi di Benetton non è un caso isolato, ma riflette le difficoltà di un mercato in evoluzione. Il gruppo prevede di chiudere il 2024 con ricavi in calo del 10% rispetto all'anno precedente. Inoltre, la decisione di chiudere progressivamente le produzioni all'estero, in paesi come Croazia, Serbia e Tunisia, ha reso superfluo il personale italiano che operava al loro servizio. L'interrogativo che sorge è perché un regime così rigido di contratti di solidarietà non sia stato adottato già in estate. Forse le previsioni erano errate o forse Sforza ha preferito un approccio più morbido per entrare nel nuovo ambiente operativo. La situazione critica della scorsa estate ha richiesto un'iniezione di 260 milioni di euro da parte della holding Edizione, e l'accordo con i sindacati è stato un provvedimento d'emergenza per evitare licenziamenti.
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