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Dignità e solidarietà
16.01.2025 - 07:20
Immagine di repertorio
Un'impresa senza precedenti sta per prendere il via: un carro funebre partirà da Treviso alla volta della città senegalese di Ndar Guedj (Saint Louis), un viaggio che attraverserà sette nazioni e il deserto per portare una donazione che nessuno aveva mai pensato prima. La destinazione finale: una comunità che vive una realtà dolorosa, costretta a trasportare le salme dei propri cari su pick-up o, addirittura, a spalla per chilometri.
L'idea è nata dalla volontà di Moustapha, detto Tapha, senegalese residente a Treviso dal 2001, che da anni aiuta la sua città natale, donando beni indispensabili come un mammografo, un ecografo, un'ambulanza e letti ospedalieri all'ospedale di Ndar Guedj. Ma, dopo l’esperienza dolorosa del funerale del padre, Tapha ha deciso di fare qualcosa di ancora più grande: donare alla sua città natale un carro funebre, un bene che in quella zona è completamente assente. “Le persone sono costrette a caricare le salme nei cassoni dei pick-up o addirittura a portarle a spalla per dieci chilometri. Non è dignitoso”, spiega Tapha.
A supportarlo in questo progetto straordinario è Francesca Brotto, scrittrice trevigiana. Con una storia legata al tema della morte nel suo romanzo E vissero quasi tutti, Francesca ha immediatamente preso in mano la situazione, promuovendo la donazione del carro e, soprattutto, organizzando il viaggio che porterà il veicolo da Treviso fino al Senegal. “Gli ho fatto promettere che lo avremmo portato via terra e che sarei stata io a guidarlo”, racconta Francesca.
Il viaggio partirà il 19 gennaio 2025 e non sarà solo una missione di solidarietà. Francesca e Tapha vogliono trasformarlo in un’occasione di riflessione sul concetto di dignità umana. “Vogliamo parlare della dignità nelle culture e religioni diverse, di come si affronta un lutto, di come la sepoltura dignitosa non è mai una priorità, ma lo dovrebbe essere”, continua Francesca. Il progetto, infatti, solleverà anche tematiche legate ai morti in mare, alla difficoltà di avere un corpo su cui piangere, e alla sofferenza di chi emigra lontano dalla propria terra. L’obiettivo è trasmettere un messaggio di umanità e speranza, ricordando che anche le persone comuni possono compiere imprese straordinarie.
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