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Intrattenimento e social media
22.01.2025 - 18:02
Andrea Lorenzon, 35 anni, è uno degli YouTuber veneti più famosi d'Italia
Quasi un milione e mezzo di iscritti sul suo canale YouTube, con video che viaggiano sul mezzo milione di visualizzazioni, e quasi vent'anni di attività sulla piattaforma. Andrea Lorenzon, classe '89 nato a Portogruaro, è uno dei content creator più noti del palcoscenico di YouTube Italia. L'artista si è raccontato in esclusiva ai microfoni de La Piazza, ripercorrendo il suo percorso professionale e ciò che sta dietro al suo genio creativo.
Dunque, Andrea, com'è arrivato a questo successo di livello nazionale?
Io non ho fatto l’università, ma non tanto perché non mi piacesse studiare. Semplicemente non avevo nessun lavoro in mente quindi non sapevo che facoltà scegliere. Non avevo assolutamente le idee chiare quindi ho subito trovato un lavoro qualsiasi a Portogruaro. Non mi piaceva ma mi bastava guadagnare un minimo per poi dedicarmi nel tempo libero a quello che amavo davvero, che erano i video.
È una passione difficile da esprimere, perché non volevo fare il videomaker, il regista o l’attore. Volevo fare un po’ di tutto e volevo farlo a modo mio. Volevo creare delle storie che fossero mie, quindi non c’era un’università che mi avrebbe insegnato quello che cercavo. Al massimo mi avrebbe insegnato qualcosa di tecnico, magari al DAMS di Bologna, non so nemmeno se effettivamente insegna qualcosa di tecnico nell’ambito del montaggio video. Insomma, questa è la mia passione e ho voluto scommettere su YouTube dicendo: “secondo me, se mi dedico nel tempo libero a YouTube, magari riesco a coinvolgere abbastanza spettatori da farne il mio lavoro”. Bisogna tener conto che stiamo parlando di oltre quindici anni fa, in un periodo in cui l’idea di fare lo youtuber per lavoro non esisteva ancora, quindi era veramente una scommessa azzardata, che mi sono potuto permettere proprio perché un lavoro ce l’avevo e quindi non mi costava niente. Stiamo parlando degli albori di YouTube Italia, è da quando ero al liceo che faccio video e ho cominciato a caricarli appena è venuto fuori YouTube, nel 2006 o 2007. All’inizio ho insistito tanto, poi a un certo punto ho mollato perché non capivo bene cosa fare della mia vita e alla fine ho fatto dei corsi di recitazione a Vittorio Veneto, completamente a caso, pur di darmi una mossa.
Ho provato a fare quello di mestiere, poi mi sono reso conto di essere l’unico a voler fare della recitazione la mia professione. Gli altri cercavano più un hobby, una passione, al massimo volevano insegnare un po’ di recitazione, mentre io volevo proprio fare spettacoli e andare in giro. Quando mi sono reso conto che nessuno condivideva i miei obiettivi, ho deciso di tornare all’ambiente di YouTube, sempre alla mia maniera, con il bagaglio di abilità che ho appreso sia nei corsi che attraverso l’esperienza pratica. Trascorrendo del tempo sulla piattaforma, che nel frattempo si era evoluta, ho imparato come funzionava e quindi sono tornato con il progetto Cartoni Morti. A quel punto ero molto più focalizzato, sapevo cosa fare e come farlo e infatti sono riuscito a raggiungere in fretta un certo successo, potendone fare il mio mestiere.
Ma oltre a Cartoni Morti, Lorenzon è noto anche per la serie "Vi racconto", un progetto nato intorno al 2020 in cui racconta le città italiane tra il serio e il comico. L'artista ha già trattato moltissime città sparse per la penisola, ma è partito da Rovigo, Padova e i luoghi in cui è cresciuto come Treviso e Vittorio Veneto. La serie è nata quasi per scherzo, poi, poco alla volta, ha preso una piega più seria e professionale, che ha visto Lorenzon affiancato da guide locali che gli raccontassero e mostrassero il territorio mano a mano che lo viveva.
C’è stata qualche differenza nel preparare video su città a lei sconosciute, accompagnato da guide locali, e quelle venete? Si può dire che la seconda sia stata un’esperienza più diretta e personale?
Se devo essere sincero, ho iniziato dalle città venete perché erano le più vicine ed ero agli inizi. Alla fine, che io sia di Treviso o di Bologna poco cambia, perché di solito gli stessi cittadini conoscono poco il posto dove vivono, se non dal punto di vista pratico. Se devono fare la spesa, andare al ristorante o al panificio, sanno dove andare, però è difficile che uno si informi più di tanto sulla storia della città, perché c’è una altissima barriera culturale alla quale la scuola non è in grado di sopperire. La scuola magari ti insegna le grandi battaglie, i grandi eventi storici e ti obbliga a studiarli, però ti lascia poco, in fin dei conti, perché una settimana dopo la verifica hai già dimenticato quasi tutto e finisce lì. Viene da sé che studiare la storia di Padova o di Bologna sia la stessa cosa, perché si deve comunque partire dall’inizio.
Però le città venete erano vicine ed essendo all’inizio del mio percorso ho deciso di partire da lì per fare un po’ di pratica. A un certo punto sono stato contattato direttamente dall’Emilia-Romagna, che mi ha finanziato la promozione della regione, quindi ora sto facendo tutte le città. Sono stato contattato anche da Toscana e Puglia, un gran numero di realtà diverse. Il modus operandi è sempre lo stesso, io mi informo e trovo delle fonti, ad esempio in Emilia-Romagna mi stanno aiutando con la ricerca delle informazioni sul territorio, poi le rielaboro e creo i miei contenuti, che in questo caso sono documentari.
Com'è avere l’occasione di viaggiare per l’Italia e conoscere il nostro paese in una prospettiva completamente nuova?
Non è assolutamente come farsi una vacanza perché dietro c’è un lavoro abbastanza intenso. Da fuori potrà sembrare che il mio lavoro consista nel girare un po’, mangiare e divertirmi. In realtà, soprattutto quando c’è da fare le riprese, si tratta di un lavoro abbastanza intenso e impegnativo. Sicuramente però me la godo, perché altrimenti non avrei scelto di fare questo mestiere. Uno degli aspetti più sottovalutati è il fatto che, dato che il mio lavoro mi permette di dedicare del tempo allo studio della città, poi le apprezzo molto di più, perché conoscendo la storia di un luogo, poi lo si apprezza molto meglio. Se visiti un museo senza sapere cosa c’è dentro, ti annoi da morire, ma se ti sei studiato la storia della città vai al museo e lo vedi con un occhio diverso: è tutta un’altra esperienza. L'obiettivo è che gli spettatori, attraverso questi video, possono acquisire una conoscenza della città che permetterà loro di apprezzare maggiormente il territorio.
Ma quindi, se lo spettatore dovesse trarre qualcosa dai suoi video, quale sarebbe?
Non ce n’è solo una. Ho scelto di fare questo mestiere per creare contenuti che fossero interessanti e divertenti. Non c’era una singola caratteristica su cui volevo puntare. Chiaramente il filo rosso è il divertimento, quindi, che io faccia ironia, istruzione o satira, l’importante è che il video sia comunque leggero e divertente. Poi il contenuto varia molto, può essere un video leggero e fine a sé stesso dove faccio solo battute, oppure può essere un contenuto dove cerco di dare delle informazioni, come nei documentari, però l’importante è che queste non siano predominanti. Deve comunque essere un video che la maggior parte delle persone possa apprezzare anche senza essere interessata all’argomento.
Come molti content creator della sua generazione, Lorenzon scelto di creare contenuti che facciano ridere e allo stesso tempo insegnano qualcosa o fanno riflettere. A questo "filone" appartengono ad esempio Barbascura X con la sua “Brutta scienza”, o il padovano Nicolò Targhetta del blog “Non è successo niente", ma anche di figure di grande fama come Zerocalcare con le sue critiche sociali.
Visto il filo comune degli argomenti, possiamo parlare di una corrente artistica o si tratta solo di una fortuita coincidenza?
Ognuno fa un po’ quello che si sente e sicuramente tutto si può catalogare in base alle affinità tematiche. Quello che faccio io è un po’ anomalo, perché ad esempio Barbascura X fa divulgazione su un argomento specifico, gli animali. Io, facendo animazione, non ho una tematica unica e quando cerco di fare divulgazione, cerco di trovare il modo più semplice e condensato di comunicare dei concetti complessi e che magari in altre sedi non vengono trattati proprio per la loro difficoltà.
Gli argomenti però sono i più disparati, dalla scienza alle tematiche sociali, dall’ambiente alla cronaca internazionale. Prima mi informo attraverso fonti affidabili, ad esempio medici e scienziati se tratto del covid, della donazione del sangue o degli organi, per sdoganare timori di natura scientifica, ma per altri argomenti mi rivolgo a tecnici diversi. Ad esempio, per trattare del nucleare ho approfondito la sfera ingegneristica, ma, in generale, l’aspetto scientifico è abbastanza preponderante.
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