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Fede nelle carceri

Una luce di speranza per le carceri

Il simbolo del Giubileo portato a Santa Maria Maggiore, prima tappa di un percorso che toccherà tutti gli istituti penitenziari del Triveneto

Carcere Venezia

Foto di repertorio

Una fiamma accesa a Roma per illuminare le vite di chi vive dietro le sbarre. È questo il significato della "Luce di Speranza", simbolo del Giubileo, che oggi è stata accolta nella Casa Circondariale maschile di Santa Maria Maggiore a Venezia.

Alla cerimonia hanno partecipato cappellani, religiosi e volontari provenienti dalle strutture detentive del Triveneto, testimoniando un impegno concreto verso il sostegno spirituale e umano dei detenuti. La celebrazione è stata presieduta da mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e delegato dei Vescovi del Triveneto per la Pastorale dei Detenuti, insieme al cappellano del carcere di Venezia, don Massimo Cadamuro.

Dopo l’incontro odierno, la lampada giubilare verrà portata in tutte le carceri della regione, diventando simbolo di speranza e rinnovamento per i reclusi. Il direttore dell’istituto, Enrico Farina, ha sottolineato l’importanza del gesto, ricordando come "così come la luce santa accesa oggi a Santa Maria Maggiore verrà portata come segno di speranza in tutte le carceri del Triveneto, anche l'impegno quotidiano di volontari, educatori e polizia penitenziaria continua ad ampliare le opportunità di reinserimento per i detenuti".

Un’iniziativa che unisce fede e solidarietà, portando un messaggio di luce in un luogo spesso segnato dal buio dell’emarginazione.

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