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L’App che supporta i genitori nel promuovere lo sviluppo del linguaggio dei bambini tra i 24 e i 36 mesi durante le attività in famiglia

Sarà presentata, in un incontro aperto al pubblico, sabato 1 febbraio alle ore 10.00 in Aula E di Palazzo del Bo

L’App che supporta i genitori nel promuovere lo sviluppo del linguaggio dei bambini tra i 24 e i 36 mesi durante le attività in famiglia

Sabato 1 febbraio alle ore 10.00, presso l'Aula E di Palazzo del Bo, in via VIII febbraio 2 a Padova, verrà presentata al pubblico l'AppPAROLA. Questa innovativa applicazione è stata concepita per sostenere i genitori nel promuovere lo sviluppo linguistico dei bambini tra i 24 e i 36 mesi, durante le attività quotidiane svolte in famiglia. L'evento, organizzato dal Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell'Università di Padova, è accessibile a tutti, con un'attenzione particolare rivolta ai genitori di bambini fino ai 3 anni e ai professionisti dei servizi per la prima infanzia.

La presentazione interattiva di AppPAROLA vedrà la partecipazione di Maja Roch, responsabile del progetto per l’ateneo di Padova, insieme a Irene Leo, Raffaele Dicataldo e Claudia Adelaide Bellani della medesima università. Saranno presenti anche Annalisa Guarini, coordinatrice generale del progetto dell'Università di Bologna, e Laura Menabò dell'ateneo felsineo.

IL PROGETTO 

AppPAROLA è stata ideata per i genitori di bambini monolingui, bilingui e multilingui dai 24 ai 36 mesi, offrendo attività innovative e tecnologiche per stimolare le abilità linguistiche, motorie e socio-emotive dei piccoli, aiutando così i genitori a valorizzare l'ambiente domestico e a potenziare le strategie per sostenere lo sviluppo del linguaggio. Questo strumento è il risultato della collaborazione tra le università di Bologna, Padova e L'Aquila.

La creazione dell’app avviene in un contesto in cui le difficoltà linguistiche tra i bambini sono in crescita, influenzate dalla povertà economica ed educativa, ulteriormente aggravate dalla pandemia di Covid-19 che ha limitato le opportunità di socializzazione. Si stima che la percentuale di bambini tra i 24 e i 36 mesi classificati come late talker, ovvero con un vocabolario ridotto e una limitata capacità di combinare le parole, vari tra il 9% e il 21%. Questi bambini, talvolta, non recuperano il ritardo linguistico, con conseguenze durature sul loro sviluppo linguistico, emotivo e accademico.

In questa cornice, il ruolo dei genitori è fondamentale nell’osservare e promuovere lo sviluppo del linguaggio del bambino, creando un ambiente comunicativo adeguato. L’idea di realizzare un’app è nata quindi da un approccio di co-progettazione, che ha unito l'analisi della letteratura nazionale e internazionale con il contributo di genitori, pediatri, insegnanti ed educatori.

I COMMENTI

«Abbiamo raccolto la voce degli adulti di riferimento, attraverso alcuni questionari e gruppi di discussione – spiega Maja Roch, professoressa al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova –. Questa App può essere infatti uno strumento utile solo se condiviso da tutte le persone in grado di osservare lo sviluppo linguistico del bambino e della bambina e che possono supportare i genitori nel loro delicato compito».

«La app PAROLA è uno strumento pensato per genitori con un triplice obiettivo: aumentare l’informazione grazie a una serie podcast, aiutare a osservare lo sviluppo del linguaggio dei propri figli e proporre attività che possano essere condivise e svolte insieme in modo divertente – dice Annalisa Guarini, professoressa al Dipartimento di Psicologia “Renzo Canestrari” dell’Università di Bologna, tra i coordinatori del progetto – I genitori troveranno materiali da scaricare e stampare, musiche e ritmi da ascoltare e ballare e storie da raccontare e mettere in scena».

«Può accadere che alcuni bambini e bambine tra i 24 e i 36 mesi mostrino un ritardo nella produzione delle parole e nella combinazione delle frasi – conferma Simonetta D’Amico, professoressa al Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università degli Studi dell’Aquila –. In alcuni casi le difficoltà linguistiche possono essere recuperate grazie a un ambiente supportivo e linguisticamente ricco, mentre in altri casi purtroppo le difficoltà linguistiche possono essere persistenti».

 

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