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Medicina generale

Sanità. I medici di famiglia dipendenti? Una proposta controversa in Veneto

Fimmg Veneto: "La riforma non può essere applicata a pezzi. La medicina generale deve rimanere unita e compatta per garantire l'efficacia del sistema sanitario"

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Immagine di repertorio

La proposta di riforma che prevede il passaggio graduale dei medici di famiglia al regime di dipendenza, almeno inizialmente per i neolaureati, solleva forti perplessità. A esprimere dubbi è la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) del Veneto, con il segretario regionale, dottor Palmisano, che afferma: “Le regole devono valere per tutti, altrimenti non se ne fa nulla”.

L’ipotesi di riforma, sebbene preveda una transizione lenta, non convince la categoria, che teme una frammentazione che potrebbe minare l’efficacia del sistema. Palmisano sottolinea infatti: "La medicina generale merita una riorganizzazione seria. Non si può farne uno spezzatino, alcuni sì, altri no. La categoria deve restare unita e compatta." Il timore principale è che una riforma disomogenea crei disagi nelle aree più difficili da raggiungere, come le frazioni e le zone rurali, dove la presenza capillare degli studi medici è fondamentale per garantire la prossimità delle cure.

Inoltre, il dottor Palmisano fa notare che, in un futuro non troppo lontano, oltre 11.400 medici di famiglia in Italia andranno in pensione entro il 2026. Il problema, quindi, non riguarda solo le nuove leve, ma anche come sostituire i professionisti che già oggi coprono gran parte del territorio nazionale.

L’alternativa proposta da Forza Italia mantiene il rapporto di convenzione, ma propone una ripartizione del lavoro tra ambulatori e le nuove "Case della Comunità". Tuttavia, il dottor Palmisano evidenzia che non c’è contrarietà a questa soluzione, anzi: “Già nell’ultimo accordo collettivo nazionale c’erano gli strumenti per definire questa partecipazione. Ma la priorità deve essere potenziare le aggregazioni funzionali territoriali, come le medicine di gruppo e gli ambulatori singoli, che sono cruciali per rispondere davvero ai bisogni di salute nelle aree più disagiate”.

La FIMMG, dunque, resta disponibile al dialogo e al confronto, ma chiede che le aperture al dialogo si traducano in azioni concrete. "Siamo prontissimi a collaborare", conclude Palmisano, evidenziando che l’obiettivo finale è migliorare il sistema sanitario per i cittadini, senza compromettere l’efficacia della medicina generale.

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