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Il personaggio
23.03.2025 - 22:56
Sigfrido Ranucci a Porto Viro
Alla rassegna ‘Incontri con l’autore’ il celebre personaggio televisivo ha ripercorso la sua carriera, dall’11 settembre all’Iraq al ritrovamento della pinacoteca di Calisto Tanzi
Sigfrido Ranucci, il celebre volto televisivo di Report, è stato recentemente ospite a Porto Viro per presentare il suo libro ‘La Scelta’ nell’ambito della XIX edizione di ‘Incontri con l’autore’. Dei centinaia di incontri fatti per presentare le varie inchieste presenti nel libro, due in particolare hanno condensato l’importanza del lavoro del giornalista, figlio di un finanziere che lo ha “catechizzato” sul bene comune e la legalità e di una insegnante “a cui devo il dono della memoria”. Il primo con una mamma di Modena, che gli ha consegnato una lettera della figlia mancata a vent’anni che aveva passato i suoi ultimi tempi guardando le puntate di Report, “un gesto che mi ha fatto capire quanto importante sia avere come punto di riferimento il bene comune” ha specificato. L’altro riguarda l’airone origami che compare in quarta di copertina, preparato da una signora con il menù del treno, mentre ascoltava lo scrittore nelle sue telefonate con la dedica ‘Lei deve volare alto, chi vola vede dal cielo ciò che nessuno ha mai visto’. Ranucci ha così snocciolato aneddoti sugli scandali degli ultimi ventitre anni, i primi dei quali passati sotto l’ala di Roberto Morrione, fondatore di RaiNews24: l’inchiesta sull’uso del fosforo bianco a Falluja portò l’emittente tra le migliori del mondo sul giornalismo d’inchiesta. “Entrai a Falluja non embedded – ha raccontato Ranucci – e riuscii a mettere le mani sui filmati dei bombardamenti: le vittime avevano la pelle staccata, i corpi liquefatti ma i vestiti intatti, RaiNews aveva svelato il vero volto della guerra: fui elogiato da Biagi e deriso dal Corriere”. Per restare in terra americana, una citazione del Washington Post, ‘La democrazia muore nell’oscurità’ ha reso inevitabile un ricordo sugli eventi di quegli anni, a immagini che fanno venire in mente odori a cui seguono le storie: “Il 13 settembre 2001 arrivai a Ground Zero e mi colpì una gioielleria con gli ori coperti di polvere; attorno alla palazzina, sul cornicione, dei resti umani. Attorno al cratere gli odori di carne e plastica bruciate. Un odore simile, di decomposizione e salsedine sentito col maremoto del 2004, indimenticabile come quello di scarpe bruciate a Sarajevo, dove i bambini erano costretti a nutrirsi di scarpe di cuoio”. Infine un elogio agli incontri fortuiti, come il taxista che era stato guardia del corpo di Calisto Tanzi e lo mise sulle tracce dei quadri dell’imprenditore fallito e dell’elettricista di Viareggio che doveva venderli, o il casuale incontro di un misterioso signore con gli occhiali da sole a Bagheria nel 2000 seguendo una pista per un’inchiesta di mafia: era Matteo Messina Denaro, all’epoca super latitante e capo di Cosa Nostra.
Fabio Pregnolato
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