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"In Veneto si muore come non si vuole": l'Associazione Coscioni denuncia cinque mesi di attesa per Roberto

Si chiedono interventi urgenti per garantire il diritto a una morte dignitosa, denunciando la mancanza di una normativa chiara sul fine vita in Regione

"In Veneto si muore come non si vuole": l'Associazione Coscioni denuncia cinque mesi di attesa per Roberto

La vicenda di Roberto, il 67enne veneto affetto da un glioma diffuso diagnosticato nel 2006, è solo uno dei tanti casi di persone che, purtroppo, non hanno ottenuto risposta alla loro richiesta di suicidio assistito. Roberto, che combatte da anni con una malattia incurabile che ha progressivamente ridotto la sua autonomia, aveva chiesto di poter accedere al suicidio medicalmente assistito già nell'ottobre 2024. Nonostante il dolore e la sofferenza, ha scelto di porre fine alla sua vita prima che la sua condizione peggiorasse ulteriormente. Tuttavia, dopo oltre cinque mesi di attesa, la sua richiesta è ancora in sospeso, e la commissione medica della Ulss 6, che dovrebbe valutare la sua domanda, ha appena annunciato che si riunirà solo ora, dopo un lungo periodo di incertezze.

Non solo Roberto: altre 16 persone in Veneto si trovano nella stessa situazione, intrappolate in un limbo burocratico che impedisce loro di accedere al diritto di una morte dignitosa. Secondo il dottor Diego Silvestri dell'Associazione Luca Coscioni, questo ritardo non fa che aumentare il dolore e l’incertezza di chi sta affrontando una malattia terminale: «Roberto non voleva esporsi, non voleva diventare un caso mediatico. È stato costretto a farlo per una sola ragione: ottenere ciò che gli spetta di diritto. La sua richiesta non è nulla di straordinario, è una richiesta di dignità. Le persone che si trovano in queste condizioni non vogliono più fare battaglie, vogliono solo una fine degna».

Il dottor Silvestri denuncia inoltre che la mancanza di una normativa chiara in Veneto sta causando enormi ritardi. «Roberto ha chiesto una morte da lui gestita, prima che compaiano complicanze cerebrali che gli avrebbero tolto la possibilità di scegliere. Ha chiesto di poter accedere al suicidio assistito, ed è una richiesta comprensibile. Ma sono passati più di cinque mesi e, purtroppo, la situazione potrebbe durare ancora». La lunga attesa non è solo un problema per Roberto: altre persone che si trovano nella stessa condizione potrebbero dover attendere ancora a lungo, senza certezze sul futuro.

«La Regione Veneto ha scelto di lasciare in sospeso queste persone, un errore grave», aggiunge Silvestri. «Non è giusto che le persone come Roberto continuino a soffrire senza sapere cosa li aspetta. Al contrario, altre regioni, come la Toscana, hanno deliberato tempi certi per rispondere a queste richieste. Noi avevamo proposto una legge che stabilisse un tempo massimo di attesa di 20 giorni, ma in Veneto ancora non si è deciso nulla».

L'Associazione Luca Coscioni chiede quindi un intervento urgente da parte della Regione Veneto. «La Regione può fare molto. Può riprendere in mano la nostra proposta di legge che prevedeva tempi certi e una procedura chiara. Può deliberare una giunta che metta in atto un regolamento chiaro e rispettoso dei diritti dei cittadini. Non è più possibile lasciare le persone come Roberto in questa incertezza» conclude Silvestri.

L'intervento politico, secondo il dottor Silvestri, è imprescindibile: «Non possiamo più aspettare. Roberto e gli altri, come lui, meritano di morire con dignità e senza l'angoscia dell'attesa. La Regione Veneto ha il dovere di fornire una risposta chiara e rapida».

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