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Il vino italiano a un bivio: Federvini chiede una strategia nazionale

L' appello di Federvini per una visione condivisa per salvaguardare l’export e conquistare le nuove generazioni

Il vino italiano a un bivio: Federvini chiede una strategia nazionale

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Il vino italiano si trova oggi a dover affrontare sfide epocali, che mettono in discussione non solo il suo futuro commerciale, ma anche la sua capacità di adattarsi ai gusti e alle esigenze dei consumatori di domani. In occasione di Vinitaly 2025, Federvini, la Federazione Italiana dei Vini, ha lanciato un appello urgente: senza una strategia condivisa a livello nazionale, rischiamo di perdere sia i mercati storici che i nuovi consumatori, in particolare le giovani generazioni, sempre più inclini a scelte di consumo differenti.

Il dibattito è stato incentrato sulle due principali minacce che oggi incombono sul comparto vitivinicolo: i dazi USA, che rischiano di compromettere l’export, e la rivoluzione dei consumi, che vede l’emergere di nuove tendenze tra i giovani consumatori. “Il clima di escalation sui dazi non facilita le trattative diplomatiche e rende sempre più difficile trovare una soluzione negoziale – ha dichiarato la Presidente di Federvini, Micaela Pallini. Il 20% di dazi sui vini italiani rischia di metterci fuori mercato negli Stati Uniti, uno dei nostri mercati più importanti”, ha aggiunto.

La minaccia dei dazi e l’evoluzione del consumo giovanile

Secondo i dati presentati durante l’incontro, l’export di vino italiano verso gli Stati Uniti vale circa 2 miliardi di euro annui, con i vini DOP (Denominazione di Origine Protetta) che ne costituiscono la parte preponderante. L’introduzione dei dazi, che potrebbero aumentare il prezzo medio all’importazione fino a +2,60 euro/litro, metterebbe seriamente a rischio l’equilibrio competitivo del Made in Italy.

Anche il consumo di vino sta cambiando, con un calo di interesse tra i giovani adulti. In particolare, la fascia di età tra i 23 e i 35 anni sta preferendo vini dealcolati o a basso contenuto alcolico. Le vendite di vini dealcolati sono aumentate notevolmente in mercati come gli USA e la Germania, con incrementi rispettivamente del 54% e del 23% negli ultimi tre anni. I dati di consumo raccolti mostrano come il 34% dei giovani americani preferisca vini a basso alcol, segno di un cambiamento nei gusti che potrebbe sfavorire i vini tradizionali.

Inoltre, emerge come per i giovani consumatori, la sostenibilità sia diventata un criterio fondamentale nella scelta di un prodotto. Il 41% dei consumatori tra i 23 e i 35 anni in Regno Unito e il 35% negli USA privilegiano i prodotti “green” rispetto ad altri fattori come l’abbinamento con il cibo o l’origine del vino.

L'importanza di un piano strategico nazionale

Federvini ha sottolineato l'urgenza di agire tempestivamente, adottando misure concrete per sostenere il settore. Tra le proposte avanzate dalla federazione, c’è la necessità di una strategia diplomatica unitaria a livello europeo per contrastare i dazi USA, la creazione di incentivi fiscali per le imprese che investono in innovazione, sostenibilità e digitalizzazione, e l’avvio di una campagna di promozione internazionale per consolidare l’immagine del vino italiano come simbolo di qualità, stile di vita mediterraneo e sostenibilità.

Anche il coinvolgimento delle nuove generazioni è cruciale, con la necessità di esperienze di consumo innovative e percorsi educativi che stimolino la conoscenza e l’apprezzamento del vino. Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, ha aggiunto: “Dobbiamo saper raccontare al meglio il nostro vino, fare comprendere il valore delle origini, dell’artigianalità, e l’unicità di ogni annata. Solo così potremo costruire un futuro solido per il nostro comparto”.

Il futuro del vino italiano: un equilibrio da preservare

Il vino è cultura, ma per preservarlo e farlo crescere serve una risposta tempestiva e una visione di ampio respiro”, ha concluso la Pallini. La Federazione lancia un chiaro monito: è necessario un impegno congiunto a livello nazionale ed europeo, per non far perdere al vino italiano le sue storiche opportunità di crescita e per rafforzarne la posizione sui mercati internazionali. Se non verranno prese misure adeguate, rischiamo di vedere il nostro Made in Italy oscurato dalla concorrenza estera e dai cambiamenti nei gusti dei consumatori.


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