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Turismo in ritardo, assunzioni in calo: marzo segna una frenata per l’occupazione in Veneto

Il posticipo della Pasqua pesa sui numeri del lavoro stagionale: a marzo -11% di assunzioni

Turismo in ritardo, assunzioni in calo: marzo segna una frenata per l’occupazione in Veneto

Venezia, turismo

Marzo rallenta, e il mercato del lavoro veneto frena. Il consueto report mensile de La Bussola di Veneto Lavoro fotografa una situazione occupazionale che resta positiva nei primi tre mesi del 2025, ma meno brillante rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il saldo è comunque in attivo, con 21.300 nuovi contratti di lavoro dipendente, ma il confronto con il +28.700 del 2024 racconta di un rallentamento significativo, legato soprattutto a un calendario “sfavorevole”.

Il ritardo della Pasqua, quest’anno slittata ad aprile, ha posticipato l’avvio della stagione turistica, compromettendo il dato di marzo, che segna un -11% di nuove assunzioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. A farne le spese è in particolare il comparto dei servizi, motore stagionale di molte province venete.

La domanda di lavoro complessiva si è ridotta del 5% nel trimestre, mentre il numero delle cessazioni è rimasto stabile grazie a un incremento delle conclusioni per fine contratto (+17%) e un calo di dimissioni e licenziamenti. A risentire maggiormente del calo sono state donne, cittadini italiani e lavoratori tra i 30 e i 54 anni. Il part time, ancora molto diffuso, registra una lieve flessione e si attesta al 33% del totale delle assunzioni.

Turismo e servizi arrancano, industria più solida

I settori più colpiti sono quelli a vocazione stagionale: il turismo, in particolare, ha registrato un -12% di assunzioni e un saldo quasi dimezzato rispetto al 2024. Anche commercio, logistica e servizi di pulizia evidenziano segnali di rallentamento.

Sul fronte territoriale, le province più penalizzate sono Verona (-20%) e Venezia (-12%), dove l’indotto turistico rappresenta una fetta consistente dell’economia locale. Belluno, come spesso accade in questo periodo, segna un saldo negativo (-1.308 posizioni), anche se in miglioramento rispetto al 2024.

L’industria invece tiene botta, con +6.400 contratti e segnali positivi soprattutto da edilizia (+3.000 posti) e metalmeccanica (+2.000), sebbene in quest’ultimo caso le assunzioni siano in calo. Resta stabile il Made in Italy, diviso tra l’espansione di alimentare e legno-arredo, e la frenata di tessile e occhialeria. In ripresa l’automotive, che dopo un 2024 chiuso in perdita torna a vedere il segno più, anche se il miglioramento è legato a specifiche aziende.

Contratti: crollano i determinati, crescono le stabilizzazioni

Dal punto di vista contrattuale, si registra un crollo dei contratti a tempo determinato, quasi dimezzati rispetto allo scorso anno, a fronte di una crescita dei contratti a tempo indeterminato (+11.600), sostenuta soprattutto dalle trasformazioni da rapporti a termine. Prosegue invece il calo dell’apprendistato (-240), complice la flessione delle nuove attivazioni (-9%).

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