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Discorso integrale del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro - 25 aprile 2025
Cittadine e Cittadini di Venezia,
Autorità civili, militari e religiose,
Rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma,
Rappresentanti dell’ANPI,
Cara Comunità Ebraica di Venezia,
ci ritroviamo oggi, in questo luogo carico di storia e di significato, per celebrare insieme l’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ricorderemo tra pochi giorni anche la liberazione della nostra amata città, Venezia avvenuta tra il 28 e 29 aprile 1945.
Ottant’anni: è la durata di una vita. Una vita intera. Sono sempre meno i testimoni diretti di quei giorni. Per questo non possiamo permetterci di dimenticare. Perché ciò che è accaduto riguarda ancora noi, riguarda le nostre scelte, la nostra responsabilità, il mondo che vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi.
Il 25 aprile è la data in cui l’Italia scelse la libertà, la democrazia, la dignità dell’essere umano. E lo fece grazie al sacrificio di tante donne e uomini – partigiani, militari anglo-americani, civili – che lottarono, spesso a costo della vita, per riconsegnarci un futuro di speranza. A loro va la nostra gratitudine più profonda.
Celebrarlo qui, nel Campo del Ghetto, ha un valore speciale. Questo non è solo un luogo della memoria, è un luogo della convivenza, della cultura, della resistenza, materiale ma soprattutto spirituale. Venezia ha sempre saputo unire, non dividere. Qui il passato ci parla, ma non ci schiaccia. Ci ricorda quanto sia prezioso vivere insieme, nel rispetto e nella diversità.
E oggi più che mai dobbiamo ricordare che sono gli Stati a fare le guerre, ma dalle città, dove ogni giorno si incontrano volti, storie, speranze, può nascere un messaggio di pace. Un messaggio autentico, concreto, quotidiano. Le città sono le vere fucine di dibattito e di convivenza. E Venezia, con la sua storia millenaria di scambi, accoglienza e pluralità, può e deve essere un simbolo vivo di questo impegno.
In questo tempo incerto, segnato da nuove tensioni, da violenze e intolleranze che pensavamo superate, abbiamo il dovere di far memoria, come ci ha ricordato Papa Francesco il 28 aprile scorso in Piazza San Marco perché fare memoria non significa restare fermi nel passato, ma illuminare il presente per aprirsi al futuro.
E in questo futuro c’è anche il destino dell’Europa, che fu sognata e fondata da uomini che conoscevano il prezzo della guerra e vollero costruire la pace: De Gasperi, Schuman, Adenauer. Oggi quell’Europa ha bisogno di coraggio, di rinnovamento, di visione. Non possiamo accettare che si chiuda nella burocrazia indifferente. Deve tornare ad essere una casa comune, capace di rispondere ai bisogni reali dei suoi cittadini e di parlare al mondo con una voce di pace e di giustizia.
Ai giovani, soprattutto, rivolgo un appello: siate custodi vigili della memoria. Studiate, ascoltate, interrogate il passato. E poi costruite il vostro presente con responsabilità, senza lasciarvi attrarre dalle scorciatoie dell’odio, del rancore o dell’indifferenza. Il 25 aprile è un giorno di rinascita e risurrezione.
Concludo allora con le parole che il Santo Padre ha rivolto proprio alla nostra città, parole che oggi assumono un significato ancora più profondo: 'Venezia, terra che fa fratelli'. Ecco la nostra missione. Ecco il nostro impegno.
Viva la Liberazione, viva la Repubblica, viva l’Italia, viva Sa Marco, viva Venezia!
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