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Sostenibilità ambientale

Padova, Brentella e Piovego sotto osservazione: batteri nella norma, ma l’impatto umano resta critico

La qualità delle acque è discreta, ma l’antropizzazione incide pesantemente sull'equilibrio ambientale

Padova, Brentella e Piovego sotto osservazione: batteri nella norma, ma l’impatto umano resta critico

Foto di repertorio

I canali artificiali Brentella e Piovego, storici protagonisti del paesaggio idraulico padovano, sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della campagna itinerante “Operazione Fiumi - Esplorare per custodire”, promossa da Legambiente Veneto con il supporto tecnico di ARPAV e il sostegno di COOP Alleanza 3.0 e BCC Veneta. Nonostante i valori relativi ai batteri fecali siano risultati entro i limiti, resta alto l’allarme per la pressione antropica che grava su questi corsi d’acqua.

Il monitoraggio, che ha interessato diversi bacini del territorio, ha incluso anche Brenta e Bacchiglione, ma è sui due canali secondari che emergono aspetti significativi. La Brentella, che si origina a Limena collegando il Brenta al Bacchiglione, e il Piovego, emissario del Bacchiglione, attraversano territori intensamente urbanizzati e industrializzati, e proprio questo contesto desta più preoccupazione che i valori batteriologici stessi.

«I campioni prelevati non indicano criticità sulla qualità della depurazione – spiega Francesco Tosato, portavoce della campagna –. I valori rilevati si collocano leggermente al di sopra dello standard di 1000 MPN/100ml, ma comunque sotto le soglie di rischio». Il vero nodo, però, è rappresentato dalla forte antropizzazione: aree agricole intensive, impianti produttivi e centri urbani densi compromettono la capacità di rigenerazione naturale dell’ecosistema fluviale.

In attesa dei risultati sui residui di glifosato e PFAS, è ARPAV a segnalare un dato già preoccupante: nel corso del 2024 è stato superato lo Standard di Qualità per il PFOS, una delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) più diffuse, connesse al noto caso di inquinamento legato all’ex stabilimento Miteni di Trissino, i cui effetti si estendono alle falde di Vicenza, Verona e Padova.

Il messaggio che arriva da Legambiente è chiaro: i dati microbiologici non bastano a rassicurare, se a monte non si affronta in modo strutturale il problema dell’impatto antropico. Serve una pianificazione attenta, che coniughi tutela ambientale, monitoraggio costante e riduzione delle fonti di inquinamento, anche in aree apparentemente marginali come canali artificiali.

I risultati definitivi del progetto “Operazione Fiumi” verranno condivisi in un report pubblico, volto a sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla fragilità dei corsi d’acqua locali e sulla necessità di custodirli come bene comune.

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