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Centri antiviolenza a rischio
30.05.2025 - 09:11
Foto di repertorio
Un allarme silenzioso, ma potenzialmente devastante, corre lungo il tessuto sociale della provincia: i centri antiviolenza e le case rifugio rischiano la chiusura, schiacciati da nuovi vincoli burocratici. È l’effetto dell’accordo Stato-Regioni siglato nel 2022, che impone ai gestori di dedicare in modo esclusivo o prevalente statuto e bilancio alle attività di contrasto alla violenza maschile sulle donne. Una clausola che mette fuori gioco molte realtà locali, da anni attive sul territorio, ma impegnate anche in altri settori del sociale.
A livello politico, Davide Quaggiotto, capogruppo dei Democratici per Montebelluna, ha lanciato un appello per sensibilizzare le istituzioni. Ha dichiarato che si rischia la chiusura di strutture che, nel corso degli anni, hanno aiutato numerose donne vittime di violenza, e che la norma relativa alla prevalenza o esclusività del bilancio non tiene conto della realtà operativa di molte organizzazioni locali. Quaggiotto ha ritenuto necessaria un’iniziativa congiunta del territorio e degli amministratori locali, proponendo che il Comune approvi una mozione condivisa e invii una lettera firmata da tutti i gruppi politici al Governo per chiedere la revisione dell’intesa. Ha infine sottolineato l’importanza di coinvolgere anche i comuni limitrofi affinché l’azione risulti più incisiva.
Il pericolo concreto è che vengano meno strutture essenziali per la protezione delle donne.
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