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Metalmeccanici in pressing per il contratto: "Serve più salario, non benefit simbolici"

Fim, Fiom e Uilm rilanciano: “Ora tocca a Federmeccanica e Confapi assumersi le proprie responsabilità”

Foto delle proteste

Foto di repertorio

Dopo la firma del contratto nazionale per i lavoratori delle cooperative metalmeccaniche, che ha portato un aumento salariale superiore all'inflazione, i sindacati veneti rilanciano con forza la richiesta di sbloccare le trattative per i contratti del settore privato. Secondo Fim, Fiom e Uilm, questo risultato dimostra che un accordo equo è possibile, quando c’è la volontà politica e contrattuale di raggiungerlo.

«Negoziare non è un’impresa impossibile. Le cooperative lo hanno dimostrato. Ora chiediamo che anche Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica-Confapi escano dall'immobilismo e si siedano al tavolo partendo dalle reali esigenze dei lavoratori», dichiarano i segretari veneti Nicola Panarella (Fim), Antonio Silvestri (Fiom) e Carlo Biasin (Uilm).

Nella busta paga di giugno i metalmeccanici riceveranno 27,7 euro lordi come adeguamento previsto dalla clausola di salvaguardia del contratto 2021, ma i sindacati lo considerano un ritocco insufficiente, dato l’aumento del costo della vita. «Con bollette, affitti e carburante alle stelle, non si può pensare che un semplice automatismo basti a tutelare il potere d’acquisto. Serve un aumento salariale strutturale e deciso», avverte Alessio Lovisotto della Fim Cisl di Treviso.

La piattaforma rivendicativa presentata da Fim, Fiom e Uilm prevede un aumento di 280 euro in tre anni, l’avvio della sperimentazione dell’orario ridotto a 35 ore settimanali, incentivi per la stabilizzazione del lavoro precario, più formazione, misure efficaci su salute, sicurezza e conciliazione tra vita privata e lavoro.

«In ballo non c’è solo lo stipendio – affermano Manuel Moretto (Fiom Cgil), Lovisotto (Fim) e Stefano Bragagnolo (Uilm) – ma la dignità del lavoro e il futuro del nostro tessuto industriale. Eppure, dalle controparti è arrivata una chiusura totale: nessun impegno sugli aumenti certi, nessuna apertura sui diritti, nessun passo avanti sulla sicurezza».

I sindacati respingono anche la proposta di collegare gli adeguamenti salariali unicamente all'inflazione, definendola vaga e senza garanzie concrete. «Non si può scambiare salario reale con bonus parziali – prosegue Lovisotto –. I lavoratori non pagano l’affitto con un buono asilo. Servono più soldi in busta paga, veri, netti, ora».

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