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Padova celebra l’anima della modernità: a Palazzo Zabarella arrivano Modigliani, Picasso e i maestri del Novecento

Dal Musée LaM di Lille, 65 opere raccontano un secolo di avanguardia tra arte colta e visioni outsider

Padova celebra l’anima della modernità: a Palazzo Zabarella arrivano Modigliani, Picasso e i maestri del Novecento

Foto di repertorio

Un racconto visivo potente e vibrante, che attraversa decenni di rivoluzioni artistiche e restituisce allo sguardo contemporaneo l’eco profonda della modernità. Dal 16 ottobre 2025 al 25 gennaio 2026, Palazzo Zabarella ospita una delle mostre più attese dell’autunno italiano: “Modigliani, Picasso e le voci della modernità”, un progetto di respiro internazionale costruito in collaborazione con il LaM – Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut di Lille.

Modigliani al centro della scena, con sei capolavori tra cui il celebre Nudo seduto con camicia, Maternità e Ragazzo dai capelli rossi. I suoi volti affusolati, sospesi tra spiritualità e sensualità, non smettono di interrogare chi li osserva. Come affermava Roger Dutilleul, primo grande collezionista di Modigliani e arte moderna: “La cosa più importante è che il dipinto ti guardi”. E questi quadri, ancora oggi, lo fanno.

La mostra – curata da Jeanne-Bathilde Lacourt, conservatrice del LaM – raccoglie 65 opere firmate da 30 artisti e si inserisce nel percorso di prestigiose collaborazioni portato avanti dalla Fondazione Bano, dopo i successi con il Brooklyn Museum di New York e il Musée de Grenoble.

Accanto a Modigliani, cinque opere di Pablo Picasso, tra cui l’iconico Pesci e bottiglie (1909) e Donna con cappello(1942), e poi il cuore pulsante del cubismo con Georges Braque, Fernand Léger, Henri Laurens. Ma il percorso espositivo si spinge ben oltre l’avanguardia accademica: lo fa dando voce a un’altra modernità, più silenziosa, spesso ai margini.

È qui che la mostra sorprende davvero. Nei dipinti istintivi e intensi di Séraphine de Senlis, nei tracciati visionari di Augustin Lesage, nelle forme radicali di Fleury Joseph Crépin. Artisti autodidatti, outsider, sognatori che hanno seguito l’urgenza dell’arte più che la regola. È l’universo dell’Art Brut, concetto coniato da Jean Dubuffet – anch’egli presente in mostra con Pane filosofico – per definire un’arte libera da codici, ma carica di significati profondi.

Il percorso si snoda in sei sezioni, dalla geometria energica del Tubismo di Léger (sei le opere presenti), ai sentieri del surrealismo e dell’astrazione, passando per le sculture in granito e legno di Antoine Rabany e Auguste Forestier, voci senza nome di un’umanità creativa troppo spesso dimenticata.

In mostra, la modernità prende forma nelle sue molteplici espressioni: audace, eretica, intima, collettiva. E Padova, con Palazzo Zabarella, si conferma ancora una volta crocevia di grandi racconti visivi, capaci di emozionare e far riflettere.

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