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28.06.2025 - 15:00
Foto di repertorio
È conto alla rovescia per il Veneto che, come il resto d’Italia, dovrà dire addio ai medici «a gettone» entro il 31 luglio. Una scadenza che costringe le aziende sanitarie a un tour de force per evitare il rischio di reparti scoperti. Con il decreto ministeriale del 17 giugno, il governo ha messo fine alla possibilità di ingaggiare professionisti tramite cooperative, una pratica esplosa negli ultimi anni per supplire alla cronica carenza di specialisti.
Secondo i dati più recenti dell’Autorità anticorruzione, il Veneto è la regione che più ha fatto ricorso a questo strumento: solo nel 2024 ha speso 14,7 milioni di euro per 320 specialisti a gettone, con un aumento del 7,3% rispetto all’anno precedente. Considerando anche gli infermieri reclutati in questo modo, il conto sfiora i 15 milioni.
Molte aziende sanitarie si sono mosse per tempo. Già a settembre 2024 l’Usl Euganea ha bandito per la quarta volta l’appalto del Punto di primo intervento di Montagnana e dei codici bianchi nei Pronto Soccorso di Cittadella, Camposampiero e Piove di Sacco, investendo 4,5 milioni di euro per servizi garantiti dalle cooperative. Stessa strategia per l’Usl Polesana, che ha affidato a privati, sempre lo scorso anno, l’assistenza medica in diversi reparti degli ospedali di Rovigo e Trecenta con un investimento di circa 4 milioni.
Il motivo è sempre lo stesso: non ci sono abbastanza specialisti per coprire i turni.
Questa strategia non è del tutto nuova. Già ora i Punti di primo intervento di Asolo e Jesolo, o l’ambulatorio dei codici bianchi di Portogruaro, sono affidati a coop. Secondo i dati della Cimo Fesmed – il sindacato dei medici ospedalieri – 18 Pronto Soccorso su 26 in Veneto fanno abitualmente ricorso a gettonisti per coprire migliaia di turni. E il fenomeno non si limita ai reparti di emergenza: le cooperative forniscono personale anche per Anestesia e Rianimazione, Radiologia, Pediatria, Ginecologia e Ostetricia.
L’ultima rilevazione della Cimo parla di almeno 60 medici a gettone impiegati solo nei Pronto Soccorso delle Usl Serenissima, Polesana e Berica, mentre altre cooperative operano negli ospedali delle Usl Dolomiti, Marca Trevigiana, Veneto Orientale e Pedemontana.
Intanto il Veneto si prepara a un futuro di appalti «strutturati» per garantire la continuità dei servizi, nella speranza che i bandi pubblici riescano finalmente a invertire la rotta di una carenza di personale che da anni mette in difficoltà la sanità regionale.
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