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Montagna sicura
11.07.2025 - 15:40
Foto dell'installazione del dispositivo
Dopo la violenta colata detritica che ha investito la statale Alemagna a San Vito di Cadore (Belluno) all’inizio di luglio, la Croda Marcora è ora sotto stretta sorveglianza grazie a un radar interferometrico “made in Firenze”. Da questa mattina, il Centro per la Protezione civile dell’Università di Firenze ha attivato il sistema sul versante montuoso che incombe sulla statale, con l’obiettivo di monitorare in tempo reale eventuali movimenti del terreno e prevenire nuovi crolli.
«Il radar produce mappe di spostamento del terreno controllando circa un milione di punti, misurando per ciascuno di essi eventuali movimenti», spiega Nicola Casagli, geologo e presidente del Centro universitario fiorentino, uno dei centri di competenza della Protezione civile nazionale incaricato di seguire l’emergenza per conto della Regione Veneto e dei Comuni. «Lo abbiamo puntato sulla Croda Marcora, la cima da cui si sono staccati i grossi blocchi di roccia che hanno innescato la colata», racconta Casagli.
Il dispositivo consentirà di individuare in anticipo nuovi crolli potenzialmente pericolosi: «Se non crolla altra roccia e non piove, la strada è ragionevolmente percorribile – sottolinea il geologo – ma se ci sono nuovi crolli serve rilevarli subito, perché possono riattivare la colata che può raggiungere la statale». Il monitoraggio dei crolli rocciosi è dunque essenziale per attivare tempestivamente eventuali allerte, anche se – precisa Casagli – il radar da solo non basta: «Serve anche il controllo diretto della colata, che spetta alla Provincia».
Il rischio resta concreto e complesso da prevedere. «I grandi crolli di roccia li monitoriamo noi, le piogge brevi e intense invece sono sorvegliate dalla rete meteorologica di Arpav e dagli strumenti sul campo della Provincia», aggiunge Casagli, che è anche presidente dell’Ogs (l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale) e membro della Commissione Grandi Rischi della Protezione civile. «Dire con precisione cosa succederà nei prossimi giorni è difficilissimo, ma il fatto che si siano verificati così tanti eventi in un tempo così breve desta preoccupazione».
Il geologo ricorda che colate di detrito sono sempre avvenute in zona, ma la frequenza recente sembra anomala: «Nel giro di un paio di settimane abbiamo avuto eventi a Cancia, a San Vito e nel canalone accanto a quello della prima colata». Alla base di questa instabilità, secondo gli esperti, ci sono le forti escursioni termiche, che provocano il cosiddetto termoclastismo: «La roccia si scalda molto di giorno e si raffredda di notte, rompendosi progressivamente», spiega Casagli. A questo si aggiunge lo scioglimento del ghiaccio residuo in quota: «C’è molta acqua e cascate, come abbiamo visto con il drone. La Croda Marcora è quindi esposta sia alle variazioni termiche che alla presenza d’acqua dovuta allo scioglimento del ghiaccio e alle piogge. Non è una bella situazione, va monitorata con grande attenzione».
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