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Taser Treviso
30.07.2025 - 15:22
Foto di repertorio
La recente decisione del Comune di dotare alcuni agenti della polizia locale del taser sta suscitando un acceso dibattito, con forti dubbi sull’effettiva utilità di questa misura e preoccupazioni sui rischi per la salute dei cittadini. Secondo Luigi Calesso, esponente di Coalizione Civica per Treviso, dietro questa iniziativa si cela soprattutto un’operazione di immagine, più che una vera risposta ai problemi di sicurezza.
Il progetto, cavalcato politicamente da Lega e Fratelli d’Italia, è stato infatti presentato come una svolta per il controllo del territorio, ma non mancano le voci critiche che sottolineano la pericolosità del taser. Organizzazioni internazionali come Amnesty International segnalano come questa arma elettrica possa causare gravi danni, fino alla morte: negli Stati Uniti si contano oltre mille decessi legati al suo uso dal 2000 a oggi.
Anche il Consiglio Superiore di Sanità ha evidenziato che il taser può provocare arresti cardiaci, soprattutto in presenza di condizioni mediche preesistenti come problemi cardiaci o gravidanza, situazioni che gli agenti non sono in grado di valutare rapidamente durante un intervento.
L’associazione Antigone ricorda che, secondo dati dei produttori, il rischio di mortalità da taser è stimato intorno allo 0,25%, ovvero un morto ogni 400 persone colpite. Inoltre, studi recenti mostrano come il taser funzioni solo nel 60% dei casi, e che il suo uso inefficace ha spesso portato a sparatorie o a un’aggressività ancora maggiore da parte degli interessati.
Per Calesso, insomma, puntare sul taser come soluzione alla sicurezza cittadina rappresenta un errore strategico e culturale. “Questa amministrazione – afferma – preferisce una risposta securitaria e di facciata, piuttosto che affrontare i problemi alla radice con interventi sociali efficaci e politiche di inclusione”.
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