Residenze universitarie a Padova, Virginia Libero denuncia: «Il pubblico sostiene il privato, ma migliaia di studenti restano senza casa»

La tanto annunciata “vittoria” delle nuove residenze universitarie targate ESU Padova nasconde una realtà ben diversa, secondo Virginia Libero, candidata al Consiglio Regionale del Veneto per il Partito Democratico. Nonostante l’inaugurazione dei 90 nuovi posti letto, lo scorso anno oltre mille studenti idonei sono rimasti senza alloggio dopo la seconda assegnazione, evidenziando una carenza strutturale che nessuna cerimonia può nascondere.

«Mentre l’ESU, sotto la guida leghista e la giunta Zaia, celebra questo risultato, il dato più importante è che 1041 studenti sono ancora senza una sistemazione – denuncia Libero –. Questo è un problema serio che non si risolve con spot o inaugurazioni».

La questione è aggravata dalla formula adottata: un accordo che prevede tariffe calmierate per i primi tre anni, ma dal quarto al dodicesimo anno il pubblico dovrà pagare fino al 75% del costo medio di mercato, pari a circa 376 euro al mese per posto letto a Padova. Un esborso che, secondo Libero, finanzia soprattutto i privati, senza creare un’alternativa stabile e pubblica.

«Con questo sistema si riversano milioni nelle tasche dei privati, rischiando che nel tempo le assegnazioni diminuiscano a causa dei costi crescenti – spiega la candidata dem –. Dopo dodici anni, le strutture tornano interamente nelle mani dei privati».

In un’università con oltre 70 mila iscritti, la copertura degli posti letto non supera il 3%. Inoltre, negli ultimi quindici anni, la Regione ha chiuso cinque residenze universitarie, perdendo 406 posti. Una politica che, per Libero, ha smantellato il patrimonio pubblico e lasciato spazio a un modello basato sul sostegno ai privati a spese delle famiglie.

«Serve un cambio di passo: investimenti pubblici per nuove strutture e riqualificazione di quelle esistenti. La Regione e lo Stato devono mettere i fondi necessari per garantire il diritto allo studio – conclude Libero –. È possibile fermare questa emergenza: basta lasciare studenti idonei senza alloggio».