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07.09.2025 - 14:07
Il Prosecco
Il Prosecco è senza dubbio la bevanda che ha conquistato il cuore del mondo, da New York a Tokyo, passando per Londra e Sydney. Quello che prima era un prodotto di nicchia, consumato quasi esclusivamente in Italia, oggi è diventato un simbolo di alta qualità e di eleganza. Ma dietro a questo fenomeno mondiale, che ha visto crescere esponenzialmente le esportazioni e il valore del mercato, si nasconde un segreto che pochi conoscono.
Negli ultimi venti anni, il Prosecco ha visto una crescita incredibile. Le esportazioni sono triplicate, il numero di bottiglie prodotte è salito alle stelle e nuove denominazioni di origine sono emerse. La popolarità del Prosecco ha raggiunto anche segmenti di mercato che fino a poco tempo fa non avrebbero nemmeno considerato uno spumante italiano come scelta premium.
Oggi il Prosecco è un marketing globale, ma dietro a questa espansione non c’è solo il fattore “trendy” o l’espansione dei consumi, ma anche una serie di alleanze strategiche, innovazioni produttive e, in alcuni casi, decisioni politiche che hanno rafforzato il marchio Veneto nel mondo.
Molti conoscono i grandi marchi del Prosecco, ma c’è una parte della storia che pochi conoscono. I veri artefici del boom del Prosecco sono stati, inizialmente, i piccoli produttori locali. Le famiglie storiche dei produttori trevigiani e veronesi, da generazioni dedite alla viticoltura, sono state le prime a investire in tecnologie innovative per migliorare la qualità del prodotto. Nonostante l’immagine del Prosecco sia oggi associata a grandi nomi internazionali, molte delle piccole aziende che hanno investito in ricerca e sviluppo sono quelle che hanno reso il Prosecco quello che è oggi.
Le cooperative di produttori sono un altro fattore fondamentale nel successo del Prosecco. In un mercato sempre più globalizzato, queste cooperative hanno rappresentato un punto di riferimento per l’economia locale, riuscendo a mettere insieme risorse, esperienza e competenza per produrre spumanti di alta qualità.
Tuttavia, dietro a questo sistema di successo, c’è anche un’ombra di competizione. Le cooperative hanno dato vita a un mercato a volte “aggressivo”, dove i piccoli produttori si trovano a confrontarsi con i colossi dell’industria, a volte a scapito della qualità o della sostenibilità ambientale.
Un altro fattore determinante è stato il supporto politico. La Regione Veneto ha promosso con decisione l’esportazione del Prosecco, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali e salvaguardando l’identità territoriale. Il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) ha dato un’impronta ufficiale al Prosecco come prodotto di qualità.
La politica della tutela e del “marchio Veneto” ha favorito una crescita ordinata del mercato e, soprattutto, la valorizzazione del territorio. L’istituzione di zone protette, come la Valdobbiadene e Conegliano, ha permesso di creare una vera e propria reputazione globale attorno al prodotto.
Inoltre, l’introduzione della DOP (Denominazione di Origine Protetta) ha contribuito a evitare fenomeni di contraffazione e a garantire che solo i produttori del territorio possano fregiarsi del nome Prosecco. Questo ha consolidato la sua posizione di punta nel mercato mondiale.
Tuttavia, dietro il boom del Prosecco c’è anche una componente poco nota: il segreto dell’etichetta. Mentre le grandi aziende si concentrano sul marketing e sulla distribuzione, i piccoli produttori hanno sempre puntato su un aspetto che pochi conoscono: la cura del vigneto.
Molti dei produttori veneti, infatti, si sono avvalsi di tecniche di coltivazione sostenibili, riducendo al minimo l’uso di pesticidi e investendo in pratiche agronomiche più rispettose dell’ambiente. Questo ha contribuito a una qualità superiore del prodotto finale, ma anche a una differenziazione del Prosecco, che si distingue per un gusto più delicato e un’effervescenza unica.
Anche se la concorrenza tra produttori è stata dura, molte realtà locali si sono unite per promuovere insieme la qualità del Prosecco, evitando che il suo successo divenisse una mera “merce di massa”. Questo approccio condiviso ha permesso di mantenere una qualità costante e di elevare il prodotto a livello internazionale.
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