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Attualità
20.09.2025 - 12:00
Foto di repertorio
Veronetta si trasforma in un vibrante teatro a cielo aperto dove il gioco diventa lingua universale. È la seconda giornata della XXIII edizione di Tocatì – Festival Internazionale dei Giochi in Strada, e l'ospite d'onore, la Nuova Zelanda, porta in scena l’anima profonda del popolo Māori.
Fra bastoni, trottole, corde intrecciate e aquiloni rituali, ogni gesto racconta una storia, ogni regola custodisce un valore. Piazza XVI Ottobre si riempie di sfide visive e fisiche come il Pukana, il Whakaropiropi e il Matau Maui, giochi in cui memoria, riflessi e spiritualità si intrecciano in un flusso continuo tra corpo e anima.
Il Parco della Provianda ospita invece le attività più dinamiche: Horohopu e Tiuru celebrano il rispetto reciproco e la forza del gruppo, mentre i Manu Tukutuku, aquiloni simbolici, danzano nel cielo come messaggeri tra uomo e divinità.
Ma Tocatì non è solo viaggio etnografico: è anche riscoperta delle tradizioni italiane. Il pubblico si cimenta con il Pirlìbergamasco, la Schida, lo S-ciànco e il Zugo de l’Ovo, gioco-verità dove a farne le spese è... un uovo crudo. Il tutto in un’atmosfera di festa condivisa, fatta di spontaneità e memoria viva.
Ad arricchire l’esperienza, incontri e laboratori per tutte le età: dal simposio “Tocatì, un patrimonio condiviso” al gioco come strumento educativo, fino alle riflessioni sul viaggio e le performance di danza Kapa Haka che infiammano la sera. Non mancano gli spazi per i bambini, con giochi artigianali e laboratori creativi, e iniziative sociali come il “Twister del volontariato” e “Playsmart”.
Il messaggio del festival è chiaro: giocare è un atto culturale, educativo e politico. Ed è proprio nel gesto semplice di una trottola lanciata o di un filo intrecciato che si può costruire un futuro più aperto, inclusivo e consapevole.
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