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Economia e impresa

Confindustria Vicenza in allarme per lo stop alla Transizione 5.0

L’associazione degli industriali berici critica la decisione del Ministero: "Fondi bloccati all’ultimo momento, imprese escluse nonostante gli investimenti già avviati"

Foto di repertorio

Foto di repertorio

Cresce la preoccupazione tra gli industriali vicentini dopo il blocco improvviso dei fondi legati alla misura “Transizione 5.0”, il programma nazionale pensato per sostenere la digitalizzazione e l’efficienza energetica delle imprese. Confindustria Vicenza, attraverso la presidente Barbara Beltrame Giacomello, ha espresso “forte preoccupazione per l’improvvisa indisponibilità delle risorse del credito d’imposta 5.0”, a seguito del recente decreto emanato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).

“Da imprenditori abituati alla programmazione – sottolinea Beltrame Giacomello – ci sfugge il senso di interventi a posteriori che bloccano fondi già attesi e pratiche in fase di completamento. Così si penalizzano aziende che hanno affrontato la burocrazia e investito con fiducia in un progetto dello Stato, per poi ritrovarsi escluse senza preavviso”.

Secondo i calcoli dell’associazione, il nuovo intervento ridurrebbe la disponibilità effettiva dei fondi da 6,3 a 2,5 miliardi di euro, limitando così la platea delle imprese beneficiarie. Un taglio “arrivato all’ultimo momento” che, aggiunge Confindustria, si somma ai “ritardi accumulati nell’anno nella pubblicazione delle istruzioni operative e alla complessità delle norme” che hanno già reso difficile l’accesso agli incentivi.

La presidente evidenzia inoltre la posizione delle aziende che, pur avendo già pianificato o avviato i propri investimenti, non sono riuscite a completare la documentazione richiesta in tempo utile: “Molte imprese hanno agito in buona fede, confidando in una misura prevista per legge e coperta da fondi pubblici. Ora rischiano di restare escluse, senza nemmeno la possibilità di partecipare”.

Confindustria Vicenza chiede quindi l’apertura urgente di un tavolo tecnico con il Mimit, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e le associazioni di categoria, per “individuare soluzioni di salvaguardia per le aziende penalizzate da questo stop improvviso”.

L’appello arriva da uno dei territori più industrializzati del Veneto, dove centinaia di piccole e medie imprese stanno affrontando un momento cruciale di riconversione tecnologica. Lo stop alla misura rischia di rallentare la spinta verso l’innovazione proprio in una regione che, più di altre, ha fatto della manifattura avanzata e della sostenibilità un punto di forza della propria economia.

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