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Elezioni regionali 2025
25.11.2025 - 08:35
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Il giorno successivo al voto regionale, Giovanni Manildo – candidato presidente del centrosinistra – traccia il bilancio di una tornata elettorale che, a suo giudizio, segna una svolta per lo schieramento progressista in Veneto.
«Nel 2015 il centrosinistra era sceso al 22%. Nel 2020 è crollato al 16%. Oggi superiamo il 30%. È molto più di un numero: è la conferma che in Veneto c’è una parte del Paese che non si rassegna, che vuole un’alternativa, che crede in una politica capace di ascoltare e proporre», afferma Manildo in una nota diffusa dal suo comitato.
Il candidato parla di un risultato frutto di un lavoro “serio e paziente”, costruito in oltre 120 giorni di campagna elettorale attraverso incontri, ascolto e la definizione condivisa di un programma basato su sette priorità. «Dopo quindici anni di arretramento – osserva – il centrosinistra rischiava la marginalizzazione. Oggi invece ritrova spazio, voce e credibilità».
Manildo non ignora però la forte astensione, ulteriore campanello d’allarme per la democrazia regionale: «L’affluenza in calo ci preoccupa e dovrebbe interrogare tutta la politica».
Secondo l’ex sindaco di Treviso, il voto conferma che i temi messi al centro della campagna – sanità pubblica, lavoro dignitoso, ambiente, casa, opportunità per i giovani – intercettano una domanda crescente nella società veneta. «Da qui si riparte, con ancora più convinzione», sottolinea.
Il candidato racconta anche di aver telefonato al neo presidente Alberto Stefani per un augurio personale di buon lavoro. «Un gesto doveroso – spiega – ma il nostro impegno non finisce qui. Inizia ora un percorso più ampio: il Veneto ha bisogno di un’opposizione seria, costruttiva e determinata, e ha bisogno di una visione diversa. Noi ci saremo, ogni giorno, per dare voce a chi non ce l’ha».
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