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ELEZIONI REGIONALI
25.11.2025 - 09:17
In tutti i comuni del Veneto, ad eccezione di Padova e Venezia, trionfa il centro destra. Picchi si raggiungono nella provincia di Verona e soprattutto a Verona città. Fonte: Ministero dell'Interno
Lo spoglio delle regionali consegna alla provincia di Verona un primato che pesa sull’intero risultato veneto: qui il centro-destra guidato da Stefani ha ottenuto il successo percentuale più alto di tutta la regione, arrivando al 69,4%. Una soglia che nessun’altra provincia ha raggiunto e che conferma il radicamento profondo della coalizione nel territorio scaligero.
Anche sul versante delle preferenze personali Verona parla un linguaggio molto chiaro. I candidati più votati sono tutti espressione della Lega: Luca Zaia supera le ventottomila preferenze, mantenendo un seguito personale imponente; Elisa De Berti si ferma oltre quota quattordicimila, mentre Matteo Pressi supera le novemila. Una tripletta che mette in luce la forza organizzativa e relazionale del partito nella provincia, dove la mobilitazione interna continua a essere un fattore decisivo.
Verona si colloca infatti in cima alla graduatoria veneta del centro-destra, davanti a Vicenza e Rovigo, entrambe al 68%, e con un distacco più netto rispetto a Padova, Treviso e Belluno, che oscillano tra il 61 e il 64%. La provincia scaligera si conferma, di fatto, la roccaforte della coalizione. All’interno di questo quadro spicca anche il risultato di Forza Italia, che proprio qui ottiene una performance sensibilmente migliore rispetto alla media regionale, trainata dalla presenza di figure ben riconoscibili e radicate come Flavio Tosi. Anche Fratelli d’Italia contribuisce alla crescita complessiva del blocco, mentre la Lega resta l’asse portante del voto veronese sia in termini di percentuali di lista sia di preferenze.
Ecco il consenso percentuale raccolto da Stefani nelle varie province venete. L’area scaligera risulta quindi il motore principale della spinta che ha portato Stefani alla vittoria regionale:
Miete consensi anche il partito dell'astensionismo
Il risultato politico si accompagna però a un dato evidente: l’astensionismo. La provincia di Verona si colloca in una fascia compresa tra il 43,8% e il 44,8% di partecipazione, un livello simile a Treviso e Venezia. Partecipano di più gli elettori di Padova (49%), mentre le affluenze più basse si registrano a Rovigo (41,2%) e soprattutto Belluno, precipitata al 32,3%. Anche nel Veronese, quindi, quasi la metà degli aventi diritto ha scelto di non votare, un elemento che pesa sulla lettura complessiva del voto.
Un'analisi di massima dei dati elettorali per provincia conferma che la geografia elettorale ha favorito Stefani: le province storicamente più inclini al centro-destra — in primis Verona — hanno spinto la coalizione verso percentuali molto superiori alla media regionale, consolidando la leadership del nuovo presidente.
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