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Rifiuti verdi, il Veneto resta indietro: legge per i manutentori del verde ancora inapplicata

Un anno dopo la legge, le imprese del verde denunciano l’assenza di regole operative e strutture adeguate; Confartigianato chiede un tavolo urgente con i Comuni

Rifiuti verdi, il Veneto resta indietro: legge per i manutentori del verde ancora inapplicata

Foto di repertorio

Un anno dopo l’entrata in vigore del Decreto Ambiente 153, convertito nella Legge 191/2024, i manutentori del verde in Veneto restano in larga parte impossibilitati a conferire gli scarti vegetali nei centri di raccolta comunali. La norma, pensata per semplificare il lavoro delle imprese e promuovere una gestione più efficiente e sostenibile dei rifiuti verdi, è ancora lettera morta in molte province della regione.

L’unica eccezione è Venezia, dove un accordo con Veritas ha permesso l’attivazione di nove punti di conferimento. Nel resto del Veneto, invece, gli ecocentri non sono attrezzati per gestire i volumi delle imprese e le amministrazioni locali temono sovraccarichi.

È paradossale: la legge esiste, ma in Veneto resta ferma al palo”, commenta Giuseppe Lumia, presidente del Gruppo di Mestiere Imprese del Verde di Confartigianato Veneto. “I Comuni devono organizzare gli ecocentri per accogliere mezzi e quantità tipiche delle imprese professionali. Senza regole operative chiare e condivise, rischiamo di avere una normativa moderna che però resta inapplicata.”

Per sbloccare la situazione, Confartigianato propone l’istituzione immediata di un tavolo regionale con le associazioni di categoria e l’ANCI Veneto. L’obiettivo è creare procedure uniformi per organizzare le piazzole, regolare gli orari e gestire i flussi nei periodi di picco, evitando colli di bottiglia che rallentano il lavoro delle aziende.

Secondo i dati raccolti dall’associazione tra 56 imprese di Treviso, Padova e Vicenza, il settore è composto principalmente da piccole realtà tra 1 e 6 addetti, con conferimenti giornalieri o settimanali che richiedono accesso rapido e costante agli ecocentri. Molte aziende percorrono oltre 20 chilometri per raggiungere un punto di conferimento, con un impatto evidente su costi e tempi di lavoro. I volumi annuali variano da 20 a 265 tonnellate, ma per le imprese più grandi possono arrivare fino a 5.000 tonnellate.

Il quadro è aggravato da ecocentri insufficienti o troppo lontani, orari di apertura non adeguati ai picchi stagionali, mancanza di standardizzazione nelle procedure e spazi inadeguati per la manovra dei mezzi professionali. “Serve un percorso comune tra i Comuni — sottolinea Lumia — perché senza una regia unitaria il rischio è di vanificare i risultati della legge.”

Gli scarti della manutenzione del verde dovrebbero essere destinati a compost, biogas o combustibile per impianti a biomassa. Ma al di fuori di Venezia, la maggior parte degli impianti comunali non li riceve, impedendo la creazione di nuove filiere circolari e compromettendo un settore che potrebbe rafforzare le eccellenze del Veneto nella gestione dei rifiuti.

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