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28.11.2025 - 14:44
Foto di repertorio
La recente sentenza del Consiglio di Stato, emessa il 21 novembre 2025, ha posto un freno alla prassi diffusa degli affitti brevi, stabilendo che il check-in nelle strutture ricettive non potrà più essere effettuato esclusivamente tramite il semplice invio digitale dei documenti. La città di Verona, da sempre una delle principali destinazioni turistiche italiane, si prepara ad adeguarsi a questa nuova normativa, che segna una vera e propria rivoluzione nel settore degli affitti brevi.
Con la decisione dei giudici amministrativi, viene sancita la fine dell’utilizzo delle key box, quelle cassette di sicurezza utilizzate per il rilascio automatico delle chiavi tramite codici digitali. A partire da ora, la verifica visiva dell'identità degli ospiti diventa obbligatoria, attraverso sistemi tecnologici che permettano il riconoscimento in tempo reale, eliminando la possibilità di accedere agli appartamenti senza un controllo adeguato.
Questo significa che le strutture ricettive che operano con affitti brevi dovranno adottare nuovi sistemi di check-in, che prevedano un’interazione diretta tra il locatore e l’ospite, sia di persona che attraverso tecnologie come le videochiamate. In tal modo, il controllo dell’identità avverrà in maniera sicura e conforme alla normativa, rispondendo a una crescente esigenza di sicurezza e legalità nel settore turistico.
La sentenza è stata accolta positivamente dalle associazioni di categoria degli albergatori, che vedono nella decisione una migliore regolamentazione del settore e un riequilibrio competitivo tra strutture alberghiere e extra-alberghiere. Maurizio Russo, presidente di Federalberghi Verona, ha commentato con favore la decisione, sottolineando l’importanza di garantire la sicurezza degli ospiti e dei cittadini.
L’introduzione dello smart check-in tramite videochiamata offre, secondo Russo, un vantaggio alle strutture extra-alberghiere che si sono già dotate di strumenti tecnologici per effettuare l’identificazione a distanza, senza la necessità di una reception fisica. Il riconoscimento visivo, infatti, può avvenire anche tramite dispositivi di videocollegamento, purché questi siano idonei a garantire la corrispondenza tra l’ospite e il documento d’identità, evitando così il rischio di frodi.
Se da un lato gli albergatori esprimono soddisfazione, dall’altro le piattaforme digitali e i proprietari di immobili per affitti brevi temono che questa nuova regolamentazione possa comportare rallentamenti operativi. La necessità di verifiche più dettagliate, infatti, potrebbe allungare i tempi di check-in, con potenziali ripercussioni sull’efficienza e sulla soddisfazione degli ospiti.
Inoltre, resta da chiarire quali siano le tecnologie esatte che possono garantire il rispetto delle nuove disposizioni. Le piattaforme digitali chiedono linee guida più precise su quali strumenti siano considerati pienamente conformi alla normativa. L’obiettivo, come sottolineato dalle associazioni, è di coniugare innovazione e sicurezza, puntando su sistemi che possano agevolare il processo di check-in senza compromettere la protezione dei dati personali e la sicurezza degli ospiti.
Questa riforma nel turismo extra-alberghiero segna un punto di svolta per Verona, dove il settore degli affitti brevi ha visto una forte crescita negli ultimi anni. L’introduzione dello smart check-in mira a garantire un equilibrio tra la comodità dell’autonomia per gli ospiti e la necessaria sicurezza, rispondendo così alle sfide poste dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie.
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