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Imprese e territorio
15.12.2025 - 12:42
Foto di repertorio
Un coro di rifiuto netto arriva dalle sedi trevigiane della CNA di Montebelluna, Oderzo, Treviso e Vittorio Veneto contro l’obbligo di assicurazione contro calamità naturali introdotto dalla Legge di Bilancio 2024. In una lettera inviata ai parlamentari locali, le associazioni definiscono la misura “una scelta politica sbagliata” e non un problema tecnico da correggere.
Secondo la CNA, accettare l’impianto dell’obbligo e limitarlo a un rinvio o a qualche modifica delle regole significa legittimare un modello ingiusto. Il nodo, spiegano, non è semplificare l’adempimento, ma l’obbligo in sé. Collegare la polizza all’accesso a strumenti pubblici come il Fondo di Garanzia per le PMI crea un precedente pericoloso: le imprese rischiano di perdere credito, incentivi e strumenti fondamentali per investimenti, liquidità, digitalizzazione e sostenibilità.
La contraddizione emerge in modo evidente nel territorio trevigiano, tra i più esposti al rischio idrogeologico. Migliaia di aziende operano in zone fragili, e invece di puntare su prevenzione pubblica, manutenzione dei corsi d’acqua e opere idrauliche, si propone come principale risposta una polizza privata. “Più il territorio è fragile, più le imprese pagano, ma il rischio non diminuisce”, sottolineano le CNA locali.
Il problema, secondo le associazioni, nasce da scelte pubbliche urbanistiche e infrastrutturali, e dalla mancata cura del territorio. Far pagare le imprese significa far loro sostenere il costo di problemi che non hanno creato. Il paradosso aumenta se si considerano le aziende agricole, tra le più vulnerabili al cambiamento climatico, che sono escluse dall’obbligo, mentre le microimprese hanno ottenuto una proroga senza spiegazioni.
Nel Trevigiano operano oltre 96.000 imprese, di cui circa 15.000 agricole. Per tutte le altre, l’obbligo si tradurrebbe in oltre 50 milioni di euro l’anno in premi assicurativi, sottratti a investimenti, posti di lavoro e competitività, senza vantaggi reali sulla sicurezza del territorio.
Le CNA locali chiedono quindi non correttivi marginali, ma la cancellazione dell’obbligo e il ritorno allo Stato della responsabilità per il rischio sistemico, tramite prevenzione, manutenzione e un Fondo nazionale per le catastrofi finanziato con le tasse già versate da cittadini e imprese. “Serve una scelta politica coraggiosa, non un aggiustamento tecnico”, concludono.
Le associazioni invitano il Parlamento a un intervento urgente: il territorio ha bisogno di sicurezza reale e prevenzione pubblica, non di nuovi costi per chi sostiene l’economia veneta.
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