San Marco ritrova la sua luce dopo sette anni di lavori

La Basilica di San Marco torna a mostrarsi in tutta la sua bellezza nel cuore di Venezia. Dopo oltre sette anni di lavori, la facciata principale è finalmente libera dalle impalcature e si presenta valorizzata da una nuova illuminazione che mette in risalto la scena della Natività sopra la Porta dei Fiori, nella Piazzetta dei Leoncini.

L’intervento rientra tra i principali lavori inseriti nel programma di restauri 2025 della Procuratoria di San Marco, presentati in città all’Auditorium di Sant’Apollonia in occasione della previsione di bilancio per il 2026. Insieme alla facciata, sono stati completati anche i lavori nel Nartece Nord, una delle aree di accesso alla Basilica, e il recupero del pavimento e della base dell’altare della Cappella del Santissimo, danneggiati dalle ripetute maree eccezionali che hanno colpito Venezia negli ultimi anni.

Il restauro del Nartece è stato realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura e si è concluso in tempi più rapidi del previsto, con un risparmio economico che verrà restituito. Un intervento definito accurato e rispettoso dei materiali originali, recentemente visitato anche dal ministro.

Nuova attenzione è stata dedicata anche al Battistero, dove è stata sistemata la scultura in bronzo del Fonte Battesimale realizzata da Francesco Segala. All’interno della Basilica, sul lato destro, è tornato visibile e ben illuminato il Trittico della Deesis, un capolavoro ripulito con estrema precisione per renderlo apprezzabile in ogni momento della giornata.

Sono inoltre terminati i lavori nella Cappella Zen, che ospita il sepolcro del Cardinale Zen, mentre prosegue l’intervento sul cancello d’ingresso. In corso anche il restauro del soffitto della sagrestia, ricco di mosaici, insieme al rifacimento dell’impianto di illuminazione: una tecnologia più moderna, ma pensata per conservare l’atmosfera luminosa tradizionale della Basilica.

A Sant’Apollonia, infine, è stato presentato in anteprima il recupero delle grandi pale lignee dell’“organum magnum” di Francesco Tacconi, opere che non erano più visibili da oltre due secoli. Un ulteriore tassello che conferma l’impegno costante per la tutela di uno dei simboli più importanti di Venezia e dell’intero Veneto.