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Pneumatici fuori uso in Veneto: allarme per officine e gommisti tra boom online e ritardi nella raccolta

Confartigianato chiede interventi urgenti al Ministro Pichetto Fratin

Emergenza pneumatici fuori uso in Veneto: boom degli acquisti online e officine sotto pressione

Foto di repertorio

La gestione dei pneumatici fuori uso (PFU) continua a mettere in difficoltà le officine e i gommisti veneti. Il problema, già grave da tempo, è aggravato dal crescente acquisto di gomme online: circa uno pneumatico su cinque viene oggi acquistato tramite piattaforme digitali, spesso non inserite nei canali ufficiali, complicando il tracciamento, la gestione del contributo ambientale e il corretto smaltimento.

In Veneto operano 4.339 imprese artigiane di meccatronica, di cui 316 specializzate nella vendita e installazione di pneumatici. Secondo Confartigianato Autoriparazione, guidata in regione da Massimo Ruffa, le officine regolari pagano il contributo ambientale, ma il servizio di raccolta dei PFU non è costante, causando accumuli di pneumatici nei locali, rischi ambientali e danni economici significativi.

Per questo, l’associazione ha inviato un nuovo appello al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, chiedendo l’attivazione immediata di un “extra target” di raccolta, necessario a liberare gli spazi delle officine e garantire operatività normale.

Oltre all’emergenza, Confartigianato sottolinea la necessità di interventi strutturali: rafforzare il Registro Nazionale dei Produttori e Importatori di Pneumatici, prevedere una gestione centralizzata delle richieste di ritiro per le officine e assicurare che il servizio di raccolta sia affidato solo a imprese autorizzate, in grado di dimostrare la provenienza corretta dei pneumatici.

Altri punti chiave indicati dall’associazione riguardano il rafforzamento dei controlli sulle vendite online, per prevenire flussi irregolari e frodi, e una revisione dei criteri di distribuzione dei quantitativi di PFU, in modo da rispondere alle reali esigenze locali e ridurre inefficienze operative.

«Non chiediamo privilegi – spiega Ruffa – ma solo un sistema equo e funzionante: chi paga deve ricevere il servizio, e chi opera correttamente non può essere penalizzato. È una questione di tutela delle imprese, dell’ambiente e della sicurezza stradale».

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