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24.12.2025 - 10:17
Foto di repertorio
Ogni dicembre tornano puntuali a solcare i cieli dell’immaginario collettivo, trainando la slitta più famosa del pianeta. Le renne di Babbo Natale sono diventate un simbolo universale del Natale, familiari ai bambini di ogni latitudine. Eppure la loro storia affonda le radici molto più lontano di quanto si pensi, tra miti nordici, tradizioni popolari e invenzioni letterarie.
Dalle renne vere ai racconti del Nord Europa
La renna non è una creatura fantastica. È un animale reale, fondamentale per la sopravvivenza dei popoli dell’Artico, in particolare dei Sámi, che da secoli vivono in simbiosi con questi animali, utilizzandoli per il trasporto, il cibo e i vestiti. In Scandinavia e in Lapponia, le renne erano già associate all’idea del viaggio e del movimento molto prima che nascesse Babbo Natale.
Nelle antiche credenze nordiche, inoltre, gli animali avevano spesso un ruolo magico e simbolico. Non è un caso che il dio Odino, figura centrale della mitologia norrena, fosse descritto come un viaggiatore del cielo durante il solstizio d’inverno, accompagnato da animali straordinari. Molti studiosi vedono in queste leggende uno dei semi culturali da cui germoglierà, secoli dopo, il mito natalizio.
La nascita letteraria delle renne di Babbo Natale
Le renne di Babbo Natale, così come le conosciamo oggi, nascono ufficialmente nel 1823 con la pubblicazione della poesia americana "A Visit from St. Nicholas", attribuita a Clement Clarke Moore. È in questi versi che per la prima volta vengono descritte una slitta volante e otto renne, ciascuna con un nome ben preciso.
Da quel momento, l’immaginario natalizio cambia per sempre. Babbo Natale non arriva più a piedi o a cavallo, ma vola nel cielo trainato da renne veloci come il vento. Un’immagine potentissima, che unisce tradizione europea e fantasia americana.
I nomi delle renne: un dettaglio non casuale
Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner e Blitzen: i nomi originali delle otto renne richiamano velocità, energia e fenomeni naturali. Donner e Blitzen, in particolare, derivano dal tedesco e significano "tuono" e "fulmine", a sottolineare la forza e la rapidità della slitta.
La scelta di nomi così evocativi non è casuale: contribuisce a rendere le renne non semplici animali, ma personaggi a tutti gli effetti, ciascuno con una propria identità.
L’arrivo di Rudolph, la renna dal naso rosso
La più famosa di tutte, Rudolph, arriva solo nel 1939. Nasce come personaggio di una storia promozionale commissionata da una catena di grandi magazzini statunitense. Il suo naso rosso luminoso, inizialmente motivo di derisione, diventa la sua forza: è proprio Rudolph a guidare la slitta nella notte nebbiosa.
La storia è un racconto di inclusione ante litteram: chi è diverso può diventare indispensabile. Il successo è immediato, amplificato dalla canzone del 1949 che renderà Rudolph una vera icona globale.
Una curiosità scientifica: le renne “di Babbo Natale” sono femmine
C’è un dettaglio curioso che unisce mito e realtà. Le renne maschio perdono le corna all’inizio dell’inverno, mentre le femmine le mantengono fino alla primavera. Poiché Babbo Natale vola la notte del 24 dicembre, le renne raffigurate con grandi palchi sono, dal punto di vista biologico, quasi certamente femmine. Un paradosso che ha divertito zoologi e divulgatori, senza scalfire la magia del racconto.
Dal folklore alla cultura pop
Nel Novecento, cinema, pubblicità e televisione hanno consolidato l’immagine delle renne come compagne inseparabili di Babbo Natale. Dai cartoni animati alle vetrine dei negozi, le renne diventano simboli di allegria, viaggio e meraviglia. Non rappresentano solo un mezzo di trasporto, ma l’idea stessa del Natale come tempo sospeso, capace di superare le leggi della realtà.
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