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19.12.2025 - 08:07
Foto di repertorio
Una città che si ferma, si raccoglie e sceglie di rispondere alla violenza con la forza civile della partecipazione. Sabato 20 dicembre, alle 18.30, Porta San Tomaso diventerà il luogo simbolo di un flash mob non violento promosso dai familiari dei ragazzi aggrediti lo scorso 6 dicembre e da altre vittime di episodi analoghi riconducibili alla violenza giovanile.
L’iniziativa nasce come risposta diretta ai fatti che hanno scosso la comunità trevigiana e come appello aperto alla cittadinanza: non un atto di protesta urlata, ma un momento di ascolto, riflessione e responsabilità condivisa. Un gesto pubblico, pacifico e inclusivo per chiedere attenzione, prevenzione e un impegno concreto contro il fenomeno delle baby gang.
Durante il flash mob saranno lette alcune testimonianze scritte dai familiari delle vittime, parole affidate al silenzio e alla presenza collettiva. Sono inoltre previsti brevi interventi istituzionali, subordinati alle conferme di partecipazione, a testimonianza della vicinanza delle istituzioni alle famiglie colpite e all’intera comunità cittadina.
All’evento sono stati invitati, tra gli altri, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il presidente della Regione Veneto Alberto Stefani, il sindaco di Treviso Mario Conte, il vescovo di Treviso mons. Michele Tomasi, l’assessora regionale alle Politiche sociali Paola Roma e l’assessora comunale Gloria Tessarolo. Invitati come uditori anche parlamentari veneti, consiglieri regionali e comunali.
I promotori hanno voluto fissare regole chiare: il flash mob sarà apartitico e privo di qualsiasi simbolo politico, sindacale o associativo. Nessuna bandiera, nessun logo. Solo persone. L’obiettivo è uno solo: creare uno spazio comune in cui cittadini e istituzioni possano ritrovarsi uniti nel dire, senza ambiguità, “stop alla violenza giovanile”.
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