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Il caso Pfas
19.12.2025 - 13:20
Angelo Merlin
«Questa sentenza rappresenta un momento storico: sancisce un punto di non ritorno nella tutela penale dell’ambiente e delle acque destinate al consumo umano». Lo afferma l’avvocato e docente universitario Angelo Merlin, che insieme a Marco Tonellotto dello studio Merlin & Tonellotto ha assistito le società idriche venete costituite parti civili nel processo sul maxi-inquinamento da PFAS che ha interessato le province di Vicenza, Verona e Padova.
Il verdetto, pronunciato il 26 giugno 2025 dalla Corte d’Assise di Vicenza, ha condannato undici imputati per un totale di 141 anni di reclusione, con pene comprese tra 2 anni e 8 mesi e 17 anni e mezzo, riconoscendo i reati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale e inquinamento ambientale. Sul fronte civile, Acquevenete e Acque del Chiampo hanno ottenuto 500 mila euro ciascuna a titolo di danno patrimoniale, mentre Viacqua è stata risarcita con 400 mila euro.
«La pubblicazione delle motivazioni evidenzia la solidità delle accuse e la profondità dell’analisi della Corte», spiega Merlin. La sentenza conferma la responsabilità penale dei dirigenti Miteni per la contaminazione da PFAS di falde e acque superficiali del Veneto, sottolineando che l’avvelenamento può avvenire anche in forma graduale e protratta nel tempo, includendo omissioni come la mancata bonifica, la non comunicazione di dati ambientali e la prosecuzione delle attività nonostante la consapevolezza della diffusione dei contaminanti.
Particolare importanza viene data anche alla conoscenza tecnica dei produttori: «La Corte chiarisce che, pur in assenza di limiti normativi specifici sui PFAS all’epoca, la loro pericolosità e persistenza richiedevano misure preventive immediate», osserva Merlin.
La sentenza riconosce inoltre la responsabilità amministrativa di Miteni S.p.A. ai sensi del d.lgs. 231/2001 per un modello organizzativo inadeguato e per vantaggi economici ottenuti risparmiando sui costi ambientali, oltre alla bancarotta fraudolenta legata all’occultamento delle passività ambientali.
«È una decisione che finalmente dà giustizia ai territori, ai cittadini e ai gestori del servizio idrico, ma è anche un monito: la tutela dell’ambiente e dell’acqua potabile non può essere sacrificata a interessi economici», conclude Merlin, «la responsabilità penale è uno strumento essenziale per garantire la sicurezza e il futuro delle nostre risorse».
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