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Parità di genere

Boom di quote rosa in Veneto, ma l'imprenditoria resta in mano agli uomini

Il tasso di lavoro femminile è tra i più alti del Centro-Nord, ma le aziende guidate da donne restano sotto la media nazionale

Foto di repertorio

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Nel 2024 il Veneto si conferma tra le regioni con il più alto tasso di occupazione femminile del Centro-Nord. Il 62,3 per cento delle donne in età da lavoro risulta occupato, un dato superato solo da Toscana ed Emilia-Romagna. A fronte di questo risultato positivo, però, emerge un altro aspetto meno incoraggiante: le imprese guidate da donne sono relativamente poche.

Secondo i dati dell’Ufficio studi della CGIA, in Veneto le aziende femminili attive sono 86.972, ma rappresentano solo il 20,8 per cento del totale regionale. Una quota che colloca la regione nella parte bassa della graduatoria nazionale per incidenza dell’imprenditoria femminile. In sintesi, molte donne lavorano, ma poche arrivano a mettersi in proprio.

Nonostante questo divario, le imprese guidate da donne svolgono un ruolo importante anche nell’economia veneta. In diversi settori contribuiscono in modo significativo alla crescita e alla qualità del sistema produttivo. Inoltre, tendono più spesso rispetto a quelle maschili ad assumere altre donne, offrendo un contributo concreto alla riduzione delle disuguaglianze di genere, in un Paese che resta tra quelli con il più basso tasso di occupazione femminile in Europa.

L’imprenditoria femminile non è solo una questione di pari opportunità. In un contesto segnato dall’invecchiamento della popolazione e dai cambiamenti nel mondo del lavoro, rappresenta una risorsa da valorizzare per sostenere l’occupazione e l’autoimpiego. A livello internazionale, diversi studi indicano che una maggiore presenza di donne alla guida delle imprese potrebbe avere effetti positivi anche sull’economia nel suo complesso.

Dal punto di vista qualitativo, molte aziende femminili si distinguono per modelli organizzativi più inclusivi e per una maggiore attenzione alla stabilità nel tempo. Sono spesso presenti in ambiti come sanità, istruzione, assistenza, cultura e servizi alla persona, settori destinati a crescere e con un forte valore sociale per le comunità locali.

Le difficoltà principali non riguardano la mancanza di idee o di capacità, ma l’accesso alle risorse. Le imprenditrici incontrano più ostacoli nell’ottenere credito, hanno reti professionali meno solide e devono spesso far fronte a un carico maggiore di impegni familiari. Questi fattori portano a imprese mediamente più piccole, non per limiti strutturali, ma per condizioni di partenza meno favorevoli.

Guardando alle singole province, Rovigo è quella con la più alta incidenza di imprese femminili: 5.067 aziende, pari al 23,4 per cento del totale provinciale. Seguono Belluno, con il 21,3 per cento e 2.738 imprese guidate da donne, e Verona con il 21,1 per cento e 17.322 attività. Padova è invece la provincia con il maggior numero assoluto di imprese femminili, 17.618, seguita da Verona e Treviso, che ne conta 15.787.

I numeri mostrano dunque un potenziale ancora in parte inesplorato. Rafforzare l’imprenditoria femminile, anche attraverso politiche di sostegno e strumenti concreti, significa investire non solo sulle donne, ma sullo sviluppo futuro del Veneto.

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