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Polesine in difficoltà: calano le assunzioni e cresce la precarietà

La Cgil lancia l’allarme: senza politiche industriali e investimenti mirati, il territorio rischia di perdere giovani e futuro

Polesine in difficoltà: calano le assunzioni e cresce la precarietà

Immagine di repertorio

Il mercato del lavoro in Polesine segna numeri preoccupanti nei primi undici mesi del 2025. Nonostante un saldo tra assunzioni e cessazioni ancora positivo, il dato complessivo delle assunzioni è sceso a 27.801, contro le 29.359 dello stesso periodo dell’anno precedente, con un calo di 1.558 contratti. Una tendenza che conferma Rovigo come la provincia più in difficoltà del Veneto, in un contesto regionale già segnato da un rallentamento economico.

Secondo il segretario generale della Cgil Rovigo, Pieralberto Colombo, il problema non è solo numerico, ma soprattutto qualitativo. Colombo sottolinea che molte delle nuove assunzioni riguardano lavoro povero e precario e precario, prevalentemente nel terziario meno avanzato, mentre l’industria storica, dal tessile al calzaturiero, soffre una crisi protratta da oltre due anni.

I dati INPS del 2024 evidenziano questa fragilità strutturale: su oltre 27 mila assunzioni, solo 5.589 sono a tempo indeterminato, mentre il resto del lavoro resta precario, a termine o stagionale, con una quota di lavoro irregolare ancora significativa.

Il quadro demografico peggiora ulteriormente: negli ultimi dieci anni, il Polesine ha perso il 12,8% dei giovani tra calo delle nascite ed emigrazione verso territori più attrattivi. L’occupazione cresce soprattutto tra gli over 54, che spesso sono costretti a rimanere più a lungo nel mercato del lavoro a causa delle riforme pensionistiche.

Per la Cgil, la sfida principale resta il rilancio di un lavoro di qualità, puntando su giovani, donne e migranti, oggi poco valorizzati. Colombo sostiene che servono politiche nazionali più efficaci e interventi locali mirati che sappiano valorizzare le potenzialità del territorio.

Tra le proposte indicate dal sindacato ci sono investimenti nei servizi a sostegno della genitorialità e dell’occupazione femminile, politiche di integrazione reali e non ideologiche, e una strategia di sviluppo condivisa tra istituzioni, politica e parti sociali.

Senza una regia chiara, la Cgil avverte che il rischio è quello di un Polesine fragile e vulnerabile, esposto a interessi esterni e a progetti potenzialmente dannosi per ambiente e comunità. Colombo conclude sottolineando che non si deve accettare il ricatto tra lavoro e salute, e che la tutela delle persone deve restare parte integrante della qualità dell’occupazione.

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