Natale a tavola, Vicenza sceglie la tradizione: spesi oltre 23 milioni di euro

Secondo Coldiretti vincono i prodotti italiani e a chilometro zero

Alessia Scarpa

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27.12.2025 - 13:00

Natale a tavola, Vicenza sceglie la tradizione: spesi oltre 23 milioni di euro

Foto di repertorio

Il Natale dei vicentini passa, ancora una volta, dalla tavola. E parla il linguaggio della tradizione, dei prodotti made in Italy e delle ricette di famiglia. Secondo le stime di Coldiretti, per imbandire i pranzi e le cene delle feste sono stati spesi oltre 23 milioni di euro nella sola provincia di Vicenza, confermando il ruolo centrale del cibo come cuore delle celebrazioni natalizie. Oltre nove cittadini su dieci hanno scelto di festeggiare tra le mura domestiche o a casa di parenti e amici, mentre solo una minoranza ha optato per ristoranti e agriturismi. Una scelta che ha premiato ingredienti nazionali e filiere locali, anche sull’onda del recente riconoscimento della Cucina italiana come patrimonio immateriale dell’Unesco. Il quadro provinciale si inserisce in un contesto nazionale altrettanto significativo: Coldiretti stima una spesa complessiva di circa un miliardo di euro per pesce, carni e salumi, 650 milioni per spumanti, vini e bevande, 350 milioni per dolci natalizi come panettone e pandoro. Seguono 600 milioni per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 200 milioni per pasta e pane e una cifra analoga per formaggi e uova. In cucina, i vicentini non si sono risparmiati. Chi ha preparato il pranzo di Natale ha dedicato in media 2,8 ore ai fornelli, anche se nel 9% dei casi si è fatto ricorso a piatti d’asporto o portati da altri commensali. Otto, in media, le persone sedute a tavola, un dato in linea con gli anni precedenti. A dominare le feste sono stati i dolci. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, sono il prodotto più consumato durante il periodo natalizio, con il 47% delle famiglie che li ha preparati direttamente in casa. Dolciumi scelti dal 70% degli intervistati, seguiti da frutta secca e spumante, entrambi al 53%. Più indietro vino (42%), pesce (40%) e carne (39%). I salumi si attestano al 29%, mentre frutta e verdura (24%) e formaggi (23%) crescono più lentamente. Chiudono la classifica superalcolici (15%) e birra (7%).

Il Natale dei vicentini passa, ancora una volta, dalla tavola. E parla il linguaggio della tradizione, dei prodotti made in Italy e delle ricette di famiglia. Secondo le stime di Coldiretti, per imbandire i pranzi e le cene delle feste sono stati spesi oltre 23 milioni di euro nella sola provincia di Vicenza, confermando il ruolo centrale del cibo come cuore delle celebrazioni natalizie.

Oltre nove cittadini su dieci hanno scelto di festeggiare tra le mura domestiche o a casa di parenti e amici, mentre solo una minoranza ha optato per ristoranti e agriturismi. Una scelta che ha premiato ingredienti nazionali e filiere locali, anche sull’onda del recente riconoscimento della Cucina italiana come patrimonio immateriale dell’Unesco.

Il quadro provinciale si inserisce in un contesto nazionale altrettanto significativo: Coldiretti stima una spesa complessiva di circa un miliardo di euro per pesce, carni e salumi, 650 milioni per spumanti, vini e bevande, 350 milioni per dolci natalizi come panettone e pandoro. Seguono 600 milioni per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 200 milioni per pasta e pane e una cifra analoga per formaggi e uova.

In cucina, i vicentini non si sono risparmiati. Chi ha preparato il pranzo di Natale ha dedicato in media 2,8 ore ai fornelli, anche se nel 9% dei casi si è fatto ricorso a piatti d’asporto o portati da altri commensali. Otto, in media, le persone sedute a tavola, un dato in linea con gli anni precedenti.

A dominare le feste sono stati i dolci. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, sono il prodotto più consumato durante il periodo natalizio, con il 47% delle famiglie che li ha preparati direttamente in casa. Dolciumi scelti dal 70% degli intervistati, seguiti da frutta secca e spumante, entrambi al 53%. Più indietro vino (42%), pesce (40%) e carne (39%). I salumi si attestano al 29%, mentre frutta e verdura (24%) e formaggi (23%) crescono più lentamente. Chiudono la classifica superalcolici (15%) e birra (7%).