L’allarme cinghiali nella Bassa Padovana. Distrutti interi campi di mais in pianura. Coldiretti: “Agricoltori costretti alle risemine e a costruire recinti chilometrici, va potenziato il piano di contenimento”
Coltivazioni di mais in balia delle scorribande dei cinghiali, agricoltori costretti alle risemine su decine di ettari. Cresce nella Bassa Padovana l’esasperazione per i danni provocati dai cinghiali nelle campagne fra Sant’Urbano, Villa Estene e Vescovana, in particolare nell’area lungo in bacino Valgrande e il Fratta Gorzone, nei dintorni del Bosco dei Lavacci tra Sant’Urbano e Granze, ma anche nelle Vallette tra Este e Ospedaletto. Coldiretti Padova in questi giorni sta raccogliendo numerose segnalazioni da parte di imprenditori agricoli costretti a fare i conti con una situazione che sta sfuggendo di mano. (continua a leggere dopo la gallery)
I danni a Sant'Urbano
A Sant’Urbano, proprio in località Lavacci, Leo Guerra, neo laureato in agraria, mostra i danni dei cinghiali nei campi di mais dell’azienda agricola di famiglia: “Per il terzo anno consecutivo i cinghiali, alla ricerca della granella appena seminata, hanno gravemente danneggiato il nostro mais – racconta il giovane insieme al padre Giovanni – su una superficie di circa 12 ettari. Abbiamo già riseminato una parte ma i danni sono a macchia di leopardo in tutta l’area coltivata a mais, così abbiamo deciso di installare una recinzione elettrificata lunga 4 chilometri. Noi proviamo a difenderci così, sostenendo anche delle spese importanti per proteggere le nostre coltivazioni, ma non basta. Non vogliamo risarcimenti, vogliamo poter essere messi nelle condizioni di fare il nostro lavoro. Dobbiamo mettere in sicurezza il territorio finché siamo in tempo, prima che la situazione diventi ingestibile. Alle istituzioni, alla Regione, alla Provincia e ai sindaci chiediamo un po’ di attenzione e degli interventi concreti”.
Coldiretti: "I cinghiali stanno distruggendo soprattutto il mais"
“In questi giorni – afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – i cinghiali stanno distruggendo soprattutto il mais: passano in rassegna interi campi, mangiando i semi che stanno germogliando o le prime piantine. Stiamo parlando di decine di ettari danneggiati, nei quali gli agricoltori saranno costretti alla risemina. Qualcuno,per l’appunto, si sta attrezzando anche con i recinti elettrificati ma è una soluzione impegnativa per le coltivazioni di seminativi. Servono chilometri di recinzione per tenere lontani i cinghiali, difficile applicare questa soluzione su larga scala. Gli imprenditori agricoli più che chiedere indennizzi o contributi reclamano a gran voce contromisure adeguate per mettere un freno alla proliferazione dei cinghiali, la cui diffusione incontrollata rappresenta una minaccia anche per la sicurezza e per l’ambiente”.
Bressan: "Le risorse per il piano di contenimento e cattura dei cinghiali sono limitate"
Coldiretti Padova ricorda che le zone di pianura interessate dalle scorribande dei cinghiali si trovano al di fuori dell’area del Parco dei Colli Euganei e che finora le risorse per mettere in atto il piano di contenimento e cattura dei cinghiali sono limitate. “Servono più selecontrollori sul territorio, due persone non bastano per un’area così vasta – aggiunge Bressan – nella quale i cinghiali sono sempre più numerosi. Il piano di contrasto e contenimento va rafforzato e potenziato da subito, coinvolgendo anche i sindaci se necessario. Rinnoviamo l’appello alla Provincia e alla Regione affinché le nostre campagne non vengano lasciate alla mercé dei cinghiali e di altri animali selvatici. Nella stessa zona è sentito anche il problema delle nutrie e a fine giugno scade la proroga del piano di controllo regionale. Abbattimenti e catture invece devono continuare, coinvolgendo un maggior numero di soggetti autorizzati ad intervenire, se vogliamo mettere in sicurezza il territorio e le nostre coltivazioni”.
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