“Come si fa a mettere 600 profughi in un paesino di 190 persone?”. Se lo chiede Mauro Polo del gruppo spontaneo di cittadini “Basta profughi a Cona”, che torna a denunciare la situazione dell’ex base di Conetta e l’abbandono da parte delle istituzioni: “Delle promesse del prefetto non abbiamo visto niente, anzi. Quando tutto è iniziato sembrava che dai primi 50 arrivi si fosse destinati a scendere di numero, invece si è moltiplicato per dieci!”. Alla luce di quanto accaduto a fine gennaio i cittadini di Conetta per ora stanno a guardare, in vigile attesa: “Ci aspettiamo che succeda presto qualcos’altro” ammette Polo , che però precisa: “Noi non siamo razzisti, non ce l’abbiamo con loro. Il problema è il numero eccessivo di presenze e la mancata gestione. L’ex base è quasi una tana, invalicabile. E chi mi può dire chi c’è là dentro, se sono tutte persone perbene? Chi le controlla? Questa è la domanda che si pone la gente. Come si fa a sapere con chi abbiamo davvero che fare?”. Dal canto suo, il sindaco Alberto Panfilio ricorda: “A oggi la situazione è questa: l’area è governativa, quindi qualsiasi nostra decisione non ha alcun effetto. Al citofono c’è scritto Renzi-Alfano-Prefetto. Io faccio quello che posso, cerco di monitorare la situazione ed esserci nei momenti di criticità”. “Se l’accoglienza intesa dal Governo è quella che vediamo a Conetta significa che il sistema ha fallito - incalza il primo cittadino -. Io solidarizzo con qualsiasi uomo al mondo che possa trovarsi in quella situazione”. Il vero problema, però, per il sindaco deve ancora venire: “Tra poco inizieranno ad arrivare i dinieghi delle commissioni in merito alle richieste di asilo, quindi queste persone andranno fuori accoglienza. Ciò significa: niente tetto sopra la testa, niente garanzie, niente pocket money (i 2,5 euro giornalieri consegnati ai profughi, ndr)... vorrei vedere il progetto della politica di fronte a questa prospettiva, che oggi non vedo”. Giorgia Gay
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