Dai grandi cambiamenti degli anni Sessanta fino alla ricadute nel cavarzerano della pandemia del 2020, Angelo Romano Garbin racconta, con il su stile leggero e ironico e l’uso del dialetto, la sua terra
Prima di spegnersi lo scorso 8 marzo, dopo un anno da “Riva el progresso”, il Maestron pubblicava il suo ultimo libro, “Nooo… La crisi”. Anche quest’ultimo lavoro fa parte della lunga serie dedicata a “la valigia”. Come già ricordato dall’autore in più di un’occasione, la valigia, intrecciata al tema del viaggio, ha un valore altamente metaforico: in questo baule personale non si conservano i più disparati e bizzarri effetti personali, ma ricordi, racconti, libri letti e grandi incontri. Incontri ed esperienze dal forte valore simbolico, quelli che accompagnano e guidano per il resto della vita. Dopo aver trattato in “Riva el progresso” i grandi cambiamenti degli anni ’60, in “Nooo… La crisi” il focus è incentrato sulle conseguenze che questo progresso ha causato. Con questo intento, nell’ultimo libro viene raccontata la presenza dello zuccherificio e del linificio collocati in territorio cavarzerano nell’immediato dopoguerra. Con l’arrivo delle nuove fibre sintetiche il linificio è stato chiuso, la stessa sorte è accaduta verso la fine degli anni ‘70 alla distilleria. Questo ha comportato il fenomeno del pendolarismo. Infatti, tanti compaesani, una volta che si trovarono sulla strada, cercarono lavoro altrove: Marghera, Mestre, Padova e nella zona industriale sulla Riviera del Brenta, luoghi nei quali in molti hanno trovato la morte a causa delle cattive condizioni nelle quali si trovavano ad operare. Ma questa è solo una delle tante crisi che ha toccato il nostro territorio. Il libro, infatti, conduce il lettore sino alla contemporaneità, ovvero a una delle crisi più grandi che tutto il mondo è stato costretto a subire e conoscere: la crisi delle chiusure imposte dalla pandemia. In questa carrellata storica, sono presenti diversi personaggi che hanno lasciato il segno nel nostro territorio, tra questi: il maestro Tullio Serafin, il partigiano Antonio Savella e il falegname Alessandro Dall’Ara. Detto ciò, chi ormai segue e legge da anni El Maestron, proprio per il suo geniale estro in grado di coniugare perfettamente la lingua veneta a una sana ironia, troveranno nella seconda parte del libro il lato più umoristico, che del resto contraddistingue l’autore cavarzerano e per questo motivo lo renderanno indimenticabile: barzellette, racconti goliardici, modi di dire. Rispetto ai libri precedenti, però, in quest’ultimo lavoro è presente un nuovo personaggio che avrebbe fatto comparsa anche nelle prossime idee editoriali.Purtroppo, non essendo questo possibile, ai propri lettori non rimane che questo ultimo lavoro, ultimo ritratto di una delle personalità più eccentriche e significative che il nostro territorio ha avuto la possibilità di incontrare e conoscere. Samuele Contiero
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